Il «pericolo della Toscana» e, in particolare, di Firenze è barbaro, cioè francese, in un senso più stringente che per qualsiasi altra gente straniera abbia occupato il suolo italico, nella coerenza della «schiaveria» a cui Napoleone sottoporrà la città ideale, la Atene delle lettere, il mitico spazio di rigenerazione dell’anfibia, dissipata, oziosa giovinezza62. In seconda istanza Alfieri riconosce con gratitudine che «la utile e sana influenza» delle sue origini nobili gli ha impedito nell’assolvere il suo mestiere di artista di essere contaminato nella sua aristocrazia metastorica. Nella prima c’è il suo apprendistato in cui emerge il sogno di una grandezza sovrumana e titanica soffocata dalla realtà angusta: c’è quindi un forte pessimismo. Fino a ventisei anni avea menata la vita solita di un signorotto italiano, tra dissipazioni, viaggi, amori, cavalli, che non gli empivano però la vita. II, pp. 63 Vita cit., p. 333 (Epoca IV, cap. 86 Sul rapporto con l’antico, nel Tournant des Lumières, sino a travestirlo, per un verso, nelle arti minori del moderno, e per l’altro, nella condizione postuma di una classicità non esornativa, cfr. A. Il narratore esibisce ostentatamente il compiacimento di essere nato «di nobili, agiati ed onesti parenti»6, ben diversamente da Rousseau che ha origini povere, anche se oneste. E «sistemato» così «il suo vivere», Alfieri «assegna a se stesso» in quanto creatore di Satire e di Rime «l’avanzo di sé», chiudendosi in una sorta di torre d’avorio che continuerà a separarlo dalla linea degli eventi anche quando, alla fine del ’99, «essendo disfatti per tutto i francesi, risorgeva alcuna speranza della salute dell’Italia»68. Ed è già un pensiero non solo pienamente romantico, ma assoluto. L’infanzia La formazione all’Accademia Reale di Torino I viaggi Gli amori Tra l’Illuminismo e il Romanticismo L’ideologia L’individualismo alfieriano titanismo Le tragedie Dentro la tragedia: Antigone Le Rime Le Satire Le Commedie Le prose politiche La vita scritta da esso Si viaggiava alla scoperta del mondo e di sé stesso: viaggiò per l’Austria, la Prussia, la Danimarca, l’Olanda, la Russia. La nascita non è che una delle date fatidiche intorno a cui si costruisce la Vita. xxii). Alfieri era sempre in continua ricerca di libertà, in fuga dalla noia e dall’insoddisfazione, alla conquista del senso esistenziale più profondo; si sentiva diverso dagli altri e si poneva in opposizione al pensiero comune. La fuoriuscita dal nido natio, accompagnata dalla donazione del suo patrimonio feudale alla sorella, che gli avrebbe garantito una pensione annua, rivela soltanto uno dei primi segni del volontarismo alfieriano, con cui si andrà disegnando il ritratto dell’«indipendente e veridico autore»13. Sotto la minaccia delle barbarie francese acquista un significato particolare l’elenco delle opere che Alfieri registra tra quelle finite, senza costrizione, ma secondo il proprio tempo, antitetico a quello delle tirannide che si profila all’orizzonte. 9È una formula così sofferta come «strascinare il tempo»29 che riflette di nuovo il senso di una temporalità assediante, ripetitiva come un incubo, nella compresenza di morte e vita come coscienza residuale della durata, corrosa dalla perdita della fede nella svolta storica della giovane repubblica francese, chiusa ad ogni consolazione30. Beccaria, I segni senza ruggine cit., p. 98. Questa piccola folla diviene il concupito antagonista di una commedia egocentrica della difesa non solo di classe, ma anche dell’identità nazionale. xix). Esiste, dunque, uno stretto nodo tra la sua anagrafe storica e civile e l’attività letteraria, raggiunta, al culmine di una parabola, segnata dalla frattura tra la giovanile dissipazione e la maturità operosamente creativa e studiosa, una parabola in cui il tempo dell’io narrato punta verso il tempo dell’io narrante, come ha visto Segre, tendendo a raggiungerlo8. Manca all'Alfieri il senso del concreto, peculiare del realismo romantico. Lui desidera perciò un contatto autentico con i suoi personaggi. i, 7-8). E si veda anche R. Rosenblum, Trasformazioni nell’arte. «L’amore di se medesimo», teorizzato come movente veridico della Vita, smaschera le operazioni commerciali in vista della fine del protagonista autobiografico che, con l’ablativo assoluto «morto io», non intende costruire un omaggio alla memoria postuma, ma fondare, nell’orizzonte della fine inevitabile, la verità assoluta di una folgorante conversione letteraria. L’immagine ritorna identica nel sonetto 304 delle Rime, precisata dalla continuità in scorrimento del sintagma temporale «di giorno in giorno»31. Tuttavia, quando incontrò quasi casualmente la letteratura, fu folgorato e spinto a un lavoro alacre e ossessivo, e la sua esistenza resuscitò. Adresse : Accademia University Press Via Carlo Alberto 55 I‐10123 Torino Italia. 599-660. F. Fido, Topoi memorialistici e costituzione del genere autobiografico fra Sette e Ottocento, in «Quaderni di retorica e poetica», 1986, 1 (numero monografico), poi in Id., Le muse perdute e ritrovate: il divenire dei generi letterari tra Sette e Ottocento, Firenze, Vallecchi, 1989. 4Soltanto a pagine e pagine di distanza dalla rievocazione della propria nascita l’autobiografo offrirà ben altra immagine della sua terra di origine, il Piemonte sabaudo, ricorrendo alle «catene della sua natia servitù», inconciliabili con la libertà necessaria all’«autore», all’eroe letterario che l’uomo di mondo ha finalmente deciso di essere, rifiutando di necessità l’essere «vassallo» di un monarca assoluto. Odiava le città, laccate e imbellettate; amava invece le lande desolate e solitarie della Scandinavia, dove udiva il «vasto indefinibile silenzio». Dalla Roma bizantina all'Italia fascista (1881-1933) PDF Online 32 H. Blumenberg, Tempo della vita e tempo del mondo, a cura di G. Carchia, Bologna, il Mulino, 1986. Forse è proprio questo il tiranno, forse in questo preciso concetto si annida l’ansia anarchica e asistematica della protesta alfieriana. Viaggiava in modo febbrile, incapace di arrestarsi in nessun luogo, poiché nessun luogo aveva per lui il materno abbraccio della patria. È raro, infatti, che si legga per intero una sua opera in ambito scolastico ed è altrettanto raro, poi, che una delle sue tragedie sia in cartellone in una stagione teatrale. L’inventività linguistica colpisce nel segno la «schiavi-democrizzata Roma»55 in un sussulto di simpatia verso il pontefice che non è nuovo all’io alfieriano della Vita, tra genuflessione d’obbligo e fallite proposte di dedica delle proprie opere. N. Frye, Anatomia della critica. Teoria dei modi, dei simboli, dei miti e dei generi letterari, Torino, Einaudi, 1969. 38 Vita cit., p. 317 (Epoca IV, cap. Molto importanti sono i suoi saggi Della tirannide, il Panegirico di Plinio a Traiano, Della virtù sconosciuta e Del principe e delle lettere. Questa cesura coinvolge ogni rapporto con i coevi regni europei, nella constatazione autobiografica, risalente ai grandi viaggi della giovinezza, che per tutti vale il modello dell’aborrito stato assoluto, con l’eccezione dell’Inghilterra e, per il suo esempio, dell’Olanda. Quasi che non bastasse che Alfieri, per sua ammissione, le avesse spiegato «l’arcano» di quel «sempre sussurrar fra le labbra» la difficile pronuncia greca85. era malattia italiana, propria di tutt’i popoli in decadenza, l’ozio interno, la vacuità di ogni mondo interiore» (F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, p. 922). Alfieri e la volontà del verso tragico, «Sigma», n. 1, IX (1976), p. 112. La Rivoluzione diviene un crudele processo di maieutica che fa nascere «nel terrore e nel sangue quella sedicente repubblica»50. Merci, nous transmettrons rapidement votre demande à votre bibliothèque. Questo nazionalismo sia pure irrealizzabile alla fine del secolo rivoluzionario è non solo oggetto dell’autoironia alfieriana («sogni e ridicolezze d’autore»), bensì diviene lo spazio proiettivo delle «profezie d’insperato vate» se otterrà l’«effetto» sperato nella futura storia italiana53. 324 e 327 (Epoca IV, cap. Forse questo accadde perché solo la letteratura rappresentò per Alfieri l’ultimo sacrosanto baluardo della libertà umana. OpenEdition est un portail de ressources électroniques en sciences humaines et sociales. Di Benedetto, Alfieri e la Rivoluzione francese, in Tra Sette e Ottocento. Certo, Luisa D’Albany non era Mme Vigé-Lebrun, con il suo temperamento pragmatico anziché estetizzante, e dunque non avrebbe mai organizzato un souper grec, da cui il suo Vittorio non sarebbe stato, del resto, commosso, nella fedeltà assoluta ad un’idea forte del classico86. Il primo atto dell’eroe di questa tragicommedia anticipa per un «giusto presentimento» al 18 agosto, nel «dopo pranzo», la partenza prevista per il 20. La comitiva di viaggiatori si aspetta che poche guardie nazionali siano in grado di «aprir loro il cancello di quell’immensa prigione» che è la Francia in preda alla sedizione popolare, non diversa, paradossalmente, dall’«universal caserma prussiana», come l’Alfieri dei viaggi giovanili aveva reputato il paese di Federico II, malgrado il suo profilo di monarca illuminato41. Per una filosofia della storia in Friedrich Hölderlin, Portail de ressources électroniques en sciences humaines et sociales, Suggérer l'acquisition à votre bibliothèque, Collana di studi del Centro Interdipartimentale di Scienze Religiose - Università di Torino, Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane, BHM. La riflessione di Paulo Coelho si adatta molto bene al personaggio turbolento e passionale di Vittorio Alfieri. 5 G. Beccaria, I segni senza ruggine. Il suo famoso motto fu: «Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli». 111-122, poi in L’antico mascherato. Si apre la fase democratica della Rivoluzione francese, che avrà poi il suo sbocco nel Regime del Terrore. Il programma risponde alle domande del pubblico coniugando, in un dialogo costante, le nuove ricerche e i nuovi linguaggi con il rigore scientifico di storici affermati. Riproduci. ... e donato a Tommaso dall’Alfieri. Non diversamente da Goldoni l’autore della Vita accoglie il topos lineare o metautobiografico2 dell’apologia della propria impresa come corollario individuale del moi de profondeur rispetto al moi de surface, immerso nel fluire della storia. Vittorio Alfieri produsse molto anche come poeta: ricordiamo le Rime, sul modello petrarchesco, e le Satire, che diedero voce al suo aristocratico disprezzo per meschinità e ipocrisie. 53 Cfr. S. Costa, Lo specchio di Narciso cit., p. 199. Sull’epistolario di Vittorio Alfieri, in «Rassegna della letteratura italiana», CIII, 1996, pp. C. Leri, «All’orlo della vita». M. Guglielminetti, L’io dell’Ottantanove e altre scritture, a cura di C. Allasia e L. Nay, Firenze, SEF, 2009. Morì a Firenze nel 1803 e Antonio Canova scolpì il suo magnifico monumento sepolcrale. Già nel 1772-1773 Alfieri aveva cominciato a interessarsi di scrittura, ma fu nel 1775 che si convertì alla letteratura. Vittorio Alfieri, drammaturgo piemontese vissuto nel 1700, scrive la sua vita in modo dettagliato e piacevole. Facebook. 121-136. Un impegno così strenuo che persino la Contessa, scrivendo a Fabre, lo descriveva ironicamente come un tic, una sorta di fissazione che occupava le conversazioni domestiche, anche a tavola. Iconografia e stile tra Neoclassicismo e Romanticismo, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1984. https://www.centoparole.it/2019/09/vittorio-alfieri-wonderlust-e-paesaggio In seguito, soggiornò a Parigi dove assistette alla prima fase della Rivoluzione francese, in un primo momento osannata, ma poi disprezzata una volta che questa si mostrò nel suo spirito dittatoriale. Furono scritte nell'ultima parte della vita dell'Alfieri, intorno al 1800, anche se l'idea di produrre commedie fu concepita alcuni anni prima. L’archetipo agostiniano della vocazione pare sottendere la conversione dalla dissipazione alla ricerca dell’autentico io interiore nell’autobiografia di Alfieri. Alfieri fu soprattutto un tragediografo, ma seppe cimentarsi anche nella commedia (anche se con scarsi risultati), nella poesia e nella saggistica. Nella Vita «barbari» è termine impegnato spesso in rapporto ai francesi (ma anche ad altri stranieri), con accezione negativa. Dovette, però, leggere tantissimo, studiare, e poi lavorare sul linguaggio per «sfrancesizzarsi e spiemontesizzarsi» e conquistare il corretto utilizzo dell’italiano letterario (il toscano). 1 M. Lavagetto, Quel Marcel. C. Segre, Autobiografia ed eroe letterario nella «Vita» di Alfieri, in Notizie dalla crisi, Torino, Einaudi, 1993, pp. xxix). Il verbo «strascinare» indica un atteggiamento di condanna per il carattere irrazionale, se non meccanico, della rivolta parigina che spazza via la parvenza di legalità, rappresentata dall’Assemblea, dalla Corte e dal Consiglio dei Ministri. In un’atmosfera al confine tra illuminismo e romanticismo, la personalità di uno dei più affascinanti letterati italiani si riversa nel genere espressivo più estremo e sregolato, la tragedia . Vittorio Alfieri: “La Rai è la storia del nostro Paese” "Ospiti della trasmissione "Che tempo che fa" due icone della musica italiana del dopoguerra e apparse sulla palcoscenico musicale negli anni '60 durante il boom economico, Raffaella Carrà e Gino Paoli..." Per quanto riguarda i temi notiamo che sono i grandi personaggi tragici a ispirare in Alfieri uno sdoppiamento e una proiezione di sé e della sua insanabile inquietudine. Cfr. Lettere a Leone Traverso, 1953-1967, Milano, Adelphi, 2007, p. 85. È il senso della fine che suggerisce all’io dello scrittore di provvedere ai «lavori» inconclusi «limando, copiando» e soprattutto «separando il finito dal no e ponendo il dovuto termine», con un’acutissima consapevolezza dell’avvicinarsi dell’uscita di scena, ormai al di fuori delle quinte turbate della storia59. In casa Alfieri, non ricca ma agiata, non mancava nulla, meno la tenerezza. III, pp. 2, pp. 335 e 337. Vita e opere di Vittorio Alfieri, nobile letterato, drammaturgo, scrittore e autore teatrale autore del Saul e di altre opere e famoso per la sua frase “vòlli, e vòlli sèmpre, e fortissimaménte vòlli”. Nato nel 1749 ad Asti, più giovane di Parini, più anziano di Foscolo, Alfieri si colloca in uno snodo importante del 1700. xix). Questa temporalità apocalittica, segnata anche dall’infermità durante la stesura finale delle Commedie, sembra placarsi in una sorta di sollievo come da un «martello» insopportabile, da un «ardore e furore» che è destinato ad estinguersi solo quando le sei composizioni teatrali verseggiate attendono di «maturare», per un futuro, ossessivo, lavoro di rifinitura75. Anche l’accenno alla lettera della madre, che è una presenza sempre complessa nella Vita, non deve essere inteso in funzione di un supposto ritorno alla fede cattolica, richiamata da Monica Maillard de Tournon come uno dei patrimoni messi a rischio dai «torbidi» francesi. Alfieri, accompagnato dall’amore della sua vita, la Contessa d’Albany, confessa dapprima di non voler allontanarsi da Parigi per compiacere la sua donna. Il miracolo del Piave lo fecero i nostri nonni; ma un altro re magari avrebbe trattato la resa; lui no. Letteratura italiana - Appunti — La poetica tragica, le ragioni della scelta tragica, la struttura della tragedia di Alfieri e il Titanismo… Continua La vita di Vittorio Alfieri: riassunto ; vol. Alfieri vuole «preparare tutte le cose sue», cioè le sue opere, compiendole in assetto definitivo e «prepararsi bene» all’imminente occupazione francese di Firenze con la «violenza» e l’«insolenza» che ne seguiranno57. Messina, Simone, et Valeria Ramacciotti, ed. Sulla verità della cronaca, tuttavia, prevale il romanzo dell’io, proteso ad offrire, ancora una volta, un autoritratto volutamente appannato. In questo secondo periodo di chiusura torna sul web con altre iniziative dedicate al Natale e … La tirannide è per Alfieri un qualsiasi governo che può manovrare le leggi a proprio piacimento. 19 Cfr. Alla seconda invasione francese, che seguì, nel 1800, la battaglia di Marengo la storia consegna in poche ore tutta l’Italia alle truppe napoleoniche. 12Ecco allora il discorso diretto, infrequente nell’autobiografia alfieriana, l’allocuzione ai manigoldi trasformati in una folla che «si era ammassata intorno alle due carrozze»: «vedete, sentite, Alfieri è il mio nome, italiano e non francese; grande, magro, sbiancato; capelli rossi, son io quello, guardatemi; ho il passaporto; l’abbiamo avuto in regola da chi lo può dare; e vogliamo passare, e passeremo per Dio»45. Curiosa è la storia che lega il più grande drammaturgo del Settecento italiano, Vittorio Alfieri, all’ultimo pretendente al trono di Scozia, il leggendario Bonnie Prince Charlie. cit., p. 923). Il suo spirito inquieto, ansioso, desideroso di affermazione, fu tra i primi a cogliere il sinistro baluginio del razionalismo illuminista e ad anticipare tendenze dello spirito romantico, come il titanismo. MESSINA, Simone (dir.) Ma il tempo storico invade di nuovo la prospettiva individuale quando, all’indomani della fuga di Varennes del re francese, bloccato il 21 giugno 1790, il Conte e la Contessa sono costretti a ritornare dall’Inghilterra «in Francia, dove solo con la loro cartaccia potevano campare per allora», se altrove, per le burrasche francesi, sarebbero stati «impicciatissimi per la parte pecuniaria», avendo ambedue «i due terzi delle […] entrate in Francia»28. Lo sdegno, il furore antifrancese si condensa, ancora una volta, in un lessema composto come «scimiotigri», che, accanto ad altri, l’autobiografo giustifica con «l’amore della brevità, assai più che con l’amor della novità»48, con un gusto, cioè, per la lingua concisa che ben si associa alla tattica globale della brachilogia, sulla base di modelli classici.

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