26 O delle gerarchie ecclesiastiche, che come è noto non potevano essere prese a tema nelle materie teatrali; lo scrittore Renzo Rosso rilegge con più vera sagacia l’incontro di Goldoni con Clemente XIII avvenuto nel 1759 raccontato nei Mémoires (II, 37), al modo di una rivincita di «un piccolo borghese geniale» pronto a descrivere l’«ospite beatissimo [come] un personaggio ridicolo con quello sbuffare e scalpitare e tossire senza tosse per palesare il suo scontento di fronte a quell’inaudito peccato d’etichetta [scil. IL TEATRO ITALIANO NEL SETTECENTO: CARLO GOLDONI ZAVRŠNI RAD/ TESI DI LAUREA JMBAG / N. Matricola: 0009068668 Preddiplomski studij Talijanski jezik i književnost / Povijest umjetnosti Corso di laurea triennale in Lingua e letteratura italiana / Storia dell’arte Mentor/ Relatore: doc. (2009), tr. 10L’iniziale assunto interrogativo di Gramsci contiene già la sua replica perché la copiosità dei riscontri, pur nella brevità dello schema e la sommarietà dell’abbozzo, manifesta una fede analoga nell’avvenire delle parole. Contenuto popolare delle sue commedie: lingua popolare nella sua espressione, mordace critica dell’aristocrazia corrotta e imputridita.17. 281-282. 33Dopo la progressiva teatralizzazione ottocentesca del volto in scena,73 enfatizzato anche nella vita sociale con la pratica di una traduzione visibile di ogni demoralizzazione corporea e psicologica, soprattutto nella loro supposta equivalenza,74 è toccato a Béla Balázs annunciare che «un’altra macchina è ora all’opera, per dare alla cultura una nuova svolta in direzione del visivo e all’uomo un volto nuovo. 80-97 (citt. } Oppure invece, se riconosciuto, usato a freddo e nella sola parzialità dei termini che vi sono accennati, come l’arma spuntata di un sistema di idee, prima ancora che politico, storicamente disinnescato. Goldoni, Carlo - La rivoluzione del teatro Saggio sulla rivoluzione teatrale attuata da Goldone nella Venezia del 1730, con mirati riferimenti a tutta la produzione del letterato. 27 Come ha molto ben intuito Andrea Fabiano nel suo studio «L’amore paterno» ovvero la poetica messa in commedia. In questa sorta di nuova riconsiderazione verso il molteplice del corpo codificato, il luogo anatomico dell’espressione per eccellenza, la viseità, costituirebbe allora l’«anno zero» di un nuovo avvenire per l’uomo se sarà capace «di sfuggire al viso, disfare il viso e le sue viseificazioni, divenir impercettibile, divenir clandestino, non con un ritorno all’animalità né con dei ritorni alla testa, ma attraverso divenir-animali molto spirituali e particolari».82 Disfare il viso allora, in quanto muro bianco della significanza e buco nero della soggettivazione, è una vera e propria azione politica contro un’idea dell’esistenza dettata dal risentimento e dalla negazione della potenza della vita. 80 Vd. Secondo Goldoni, un uomo si può affermare indipendentemente dalla classe cui appartiene, attraverso l'onore e la reputazione di fronte all'opinione pubblica( Ridolfo). 58 È l’avvio del capitolo quarto, vv. Rainer Werner Fassbinder in Das Kaffeehaus nach Goldoni, pièce teatrale del 1969,88 ritrova proprio nella drammaturgia goldoniana nuove ipotesi sceniche di ribellione politica alle ingiustizie del tempo presente, grazie anche a un nuovo potere attribuito al volto. Perché il riconoscimento e la normalizzazione di ogni viso nel gioco inclusivo tolleranza/intolleranza, è modellato almeno in Occidente sul volto del Cristo, cioè «l’Uomo bianco medio qualunque» come universale cristiano, cui il non conforme (razziale, ad esempio) deve integrarsi o essere annientato «sul muro [bianco] che non sopporta mai l’alterità (è un Ebreo, è un Arabo, è un negro, è un pazzo…, ecc. Registrandosi è possibile scaricare gratuitamente le preview delle tesi in PDF (circa 10-15 pagine). 62 J. Starobinski, op. ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri. it. Un’autobiografia intellettuale, in Culture planetarie? Je voulus venger cette brave femme que je voyois très-souvent. Esperienze linguistiche del Settecento, Einaudi, Torino 1983, p. 90. 26-27: «Ripeterò dunque a ragione, che la commedia parla dal palco al popolo, e che a un tempo stesso mischiando l’utile al dolce, la sferza della satira al sale della lepidezza, vuol rallegrarlo, vuol divertirlo, ma smascherargli ancora il vizio, e rendergliene odiose le pratiche», e dal Ragionamento III. l’indagine lessicografica e l’analisi testuale di Bianca Maria Marchesi, Valori e funzioni di faccia, viso, volto nell’italiano antico e contemporaneo, Guerra, Perugia 1977, su Goldoni, pp. Alla condanna dell’espressione uniforme e della dissimulazione dello sforzo, che sono argomenti a favore dell’uso della maschera in danza, Noverre sostituisce l’idea della varietà, fatta anche di gradazioni, passaggi, «nuances imperceptibles»: lo spazio infinito, anche nascosto dell’espressione. Non sorprenderà dunque se a Goldoni e Noverre, dopo Luigi Riccoboni si aggiunge lo studio fruttuoso di Madame Clairon, anche nelle forme paradossali del suo auspicio per un ritorno all’uso antico delle maschere e guadagnare così sulle lungaggini temporali del trucco, perché solo l’espressione di un volto libero dal peso del maquillage («un visage plâtré, sur lequel rien ne se peut peindre») è in grado di far distinguere l’ironia dalla canzonatura, il gioco del dettaglio.70 La maschera, allora, incomincia a essere percepita come una forma violenta di disconoscimento, di deliberato non riconoscimento del volto dell’altro, da qui la sua inutilità e gratuità in termini di racconto dell’alterità, di negazione della sua identità, del suo ethos culturale e della versione storica di sé. Visage non propone dunque un testo e una lingua significanti in quanto tali, ma ne sviluppa le sembianze».91 Né copia né simulacro, dunque, ma somiglianza, capace di moltiplicare i piani della sua logica (dal visivo all’acustico) e di deviare e spezzare le linee della nostra ricezione affinché non si formino gerarchie, non si impongano identità. I, p. 208: «Quante volte non si vedrà dai migliori artisti confondere l’ironia collo sdegno, lo sdegno col disprezzo, il calore col trasporto, l’impazienza colla collera? 18Goldoni sembra ribadirlo a più riprese, molto chiaramente. Dans le couplet où Mithridate dit: Servez avec son frère, Et rendez aux Romains le sang de votre père,je m’avançai avec la physionomie d’une femme qui va tout dire… et je fis à l’instant succéder un mouvement de crainte qui me défendait de parler. medico positivista, funzionario del ministero di Salute Pubblica] raggiunge l’acme davanti a uno specchio che gli riflette il volto dell’altro accanto al suo e poi si frantuma in tanti pezzi».79 La prossimità con l’alterità, con la differenza radicale non è più una luce che illumina l’incontro, ma un lampo che ingiuria e frantuma: non può più esserci reciprocità nel nome della verità. HomeNumeri1, 2Riflessioni e ricercheCarlo Goldoni e la democrazia del... Il saggio, nel solco degli studî su attivismo politico e performance, affronta la modalità democratica con cui Carlo Goldoni riscatta la vita soffocata dei subalterni attraverso una lingua e una invenzione teatrale capaci di smascherare ciò che nel passato è stato nascosto e silenziato: il volto. Non ho memoria di quell’appartamento nel Teatro, ma desidero ricordare i miei natali perché parlano di me, delle mie radici e, contemporaneamente, di uno dei tanti luoghi che fondano la nostra città e che devono tornare ad essere dei Veneziani. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito. it. Les homme qui ont été aimables dans leur jeunesse, le sont aussi à proportion dans leur vieillesse, et Rubini en étoit la preuve lui-même, étant aussi agréable sur la scene, que charmant dans la société. La tesi consiste in un'analisi del rapporto tra metodo di lavoro sul clown con particolare attenzione alla fase dell'improvvisazione ed evoluzione del lavoro dell'attore su sé stesso. Ogni individuo o… 29 Si vd. III, pp. 19-55). Quale lo spazio vitale per la realizzazione di una tale intuizione? 52 Un piano patologico affatto secondario, che accompagna tutta l’eziologia biografica di Goldoni, un momento del quale è raccontato anche in diretta, secondo un mirabile e efficace artificio metadiscorsivo, in una splendida pagina dei Mémoires III, 27: «Hélas! in ingl. 10 Jacques Aumont, Du visage au cinéma, Editions de l’Etoile/Cahiers du cinéma, Paris, 1992, p. 10. Sarebbe un far torto agli abitatori della campagna il non crederli degni di comparir sulla scena, come se non avessero anch’essi il loro ridicolo particolare. E, inoltre, il fatto che Goldoni scrivesse e pubblicasse un'opera teatrale talmente ampia, tra commedie e libretti, arricchisce il fenomeno tanto dal punto di vista della prospettiva letteraria quanto da quello scenico. [Laurea triennale] Per questo documento il full-text online non disponibile. https://www.controcampus.it/2012/08/la-locandiera-di-carlo- Manuale ad uso degli studiosi della drammatica e del canto, Capaccini, Roma 1877, p. 70: «Faccia attenzione [scil. Non avendo famigliarmente vissuto coi grandi, quando esprimer ne volle i caratteri, lavorò più per teorica che per pratica, e mancògli quel ricco tesoro di osservazioni che avea adunato per le altre classi della società. 12Più che un rilievo sulla, o un richiamo alla, qualità dei mezzi espressivi di Goldoni, Antonio Gramsci intende anche e soprattutto l’inedita acquisizione di valori culturali all’opera nella lingua (o lingue) delle sue commedie, capaci dal basso di rinnovare profondamente l’angusta cultura italiana. 41 Vale la pena richiamare qui anche il possibile sfondo teologico dell’invisibilità del volto divino per la tradizione giudaica (Esodo 33,20) e la luce del volto, sempre nel libro dell’Esodo (34,29-30), nella pelle raggiante di Mosè mentre scende il Sinai dopo aver parlato con Dio (cfr. perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno; perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata; perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. 6 Judith Butler, Vite precarie. XI, Cap. Ho creduto render loro giustizia, traendo da essi l’argomento di una Commedia, e trattenere coi loro caratteri l’attenzione delle persone di spirito, e le dilicate signore di condizione. prec. 31 Per una riqualificata introduzione si vd. alle pp. Capitalismo e schizofrenia, trad. Gilles Deleuze, Cinema 1. Prendendo in esame un percorso personale di formazione ed esperienza professionale durato quindici anni prova a mettere in luce l'importanza del lavoro sul clown nella formazione di un attore. 53 Tutte le opere di Carlo Goldoni, a c. di Giuseppe Ortolani, cit., vol. Un mondo in cui la sottomissione dell’altro è legittimata dall’ambizione di ascesa sociale e spirituale, mentre lo sfruttamento e l’oppressione del presente non hanno redenzione se non nel terrore per un volto oramai trasfigurato in una alterità che reclama indietro, a qualsiasi prezzo, il suo diritto all’amore e alla vita. Gianfranco Folena ha chiamato questa lingua teatrale «fantasma scenico»22 forse anche perché, di fronte alla moltitudine del parlato che rinuncia alla logica normata dello scritto, può prendere vita soltanto (e mica poi tanto per dire) una drammaturgia di spettri: gli invisibili, i subalterni, gli esclusi da ogni possibilità di agency.23 Perché la lingua, queste lingue, sono esperienze di apertura, di raccolta, di conoscenza e di collaborazione, «condizione nascente ed effimera», secondo ancora Folena, mai difesa identitaria né tutela o appropriazione del tipico e del nativo; critica feroce dell’aristocrazia: ossia, aggressiva e efficace assunzione di un punto di vista anti aristocratico in un – occorre aggiungere – mobile e disponibilissimo sistema linguistico,24 tanto che insieme ai «Parolai», ossia a quella «specie di sapienti stucchevoli» pronti a far chiasso e a prendere subito le misure di scuola alla lingua e allo stile dello scriver nuovo goldoniano, si aggiunse presto, con tracotanza, «un gruppo rispettabile di molti Nobili dei due sessi, che gridano vendetta contro Goldoni perché egli osa presentare sulla scena il Conte, il Marchese e la Dama con dei caratteri che sollevò contro l’autore i suoi primi nemici nella nostra città». 12 Jean-Luc Nancy, Corpus (1992), a c. di Antonella Moscati, Cronopio, Napoli 2001, p. 9; ma si vd. Solo forse da un’«année zéro» della «visagéité», come proposto da Gilles Deleuze e Félix Guattari, è possibile assegnare, a un’idea di corpo reticolare e nomade, la capacità di disfare il viso per evitare che la politica neghi, attraverso gerarchie trascendenti, il potere della vita. La tema collo spavento, lo spavento col terrore? 64-66, ove conclude: «sembra lecito ipotizzare che Goldoni usi faccia e viso (e mai volto) perché sentiti più vicini a una lingua media e colloquiale». 64 Jean-Georges Noverre, Lettres sur la danse et sur le ballets, Aimé Delaroche, Lione 1760, p. 195: «c’est un éclait qui part du coeur, qui brille dans les yeux, et qui répandant sa lumière sur tous les traits annonce le bruit des passions, et laisse voir pour ainsi dire l’ame à nu». Versione integrale, trad. 24-25 e 52-53. 47-61. 29-32, e più di recente riepilogato nel pieno còmputo dei suoi protagonisti da Michele Bordin, Antologia della critica goldoniana, in M. Bordin e Anna Scannapieco, Antologia della critica goldoniana e gozziana, Marsilio, Venezia 2009, pp. Manlio Dazzi, Carlo Goldoni e la sua politica sociale, Einaudi, Torino 1957, p. 42. «Quasi una colonna sonora per un dramma mai scritto», secondo invece le parole del compositore: «Visage può essere inteso come una trasformazione di comportamenti vocali reali e concreti, che vanno dal suono inarticolato alla sillaba, dal riso al pianto e al canto, dall’afasia a modelli di inflessione derivati da lingue specifiche: l’inglese e l’italiano della radio, l’ebraico, il dialetto napoletano, ecc. Il punto su: Goldoni, Libro. Specularmente, si legga ancora la severa critica di Goldoni alla recitazione a soggetto quando lavorata nel pieno arbitrio dell’“io” dell’attore. Serve dunque a convincere chi lo legge della fondatezza della tua tesi e non di quella contraria, ovvero l’antitesi. La dismissione della maschera, così, è più un demarcatore metaforico, non reale, ma immaginario, dunque narrativo, tra due tempi: il passato e il presente. 25Insomma, la scrittura di Goldoni (il linguaggio, il discorso) è sempre sotto condizione della memoria dell’altro, e sembra avere vita soltanto nelle condizioni di questa convocazione del volto dell’altro.49 In un passo successivo e molto importante dei Mémoires, in cui Goldoni racconta a posteriori il suo rifiuto della maschera in quanto «ostacolo alla trasparenza del cuore» e «contrapposizione canonica tra Natura e Cultura»,50 è possibile, invece, riconoscere come la posta in gioco qui non sia soltanto l’espressione dei sentimenti, secondo una precisata strategia comunicativa,51 ma la costante tensione dell’autore (malinconia… ipocondria…)52 per il riconoscimento del volto dell’altro e l’angoscia di non potergli corrispondere, nel contesto del suo lavoro drammaturgico, un’altrettanta ricchezza mimetica: Le masque doit toujours faire beaucoup de tort à l’action de l’Acteur, soit dans la joie, soit dans le chagrin; qu’il soit amoureux, farouche ou plaisant, c’est toujours le même cuir qui se montre; et il a beau gesticuler et changer de ton, il ne fera jamais connoître, par le traits du visage qui sont les interprets du coeur, les différentes passions dont son ame est agitée. Nell’area Italian Studies si è occupato di Paolo Beni, Lodovico Dolce, Pomponio Torelli, Carlo Goldoni, della metafora del teatro come peste nella letteratura occidentale, e di poesia del Novecento: Gian Piero Lucini e Elio Pagliarani. Il sito raccoglie e pubblica gratuitamente tesi di laurea, dottorato e master. Keyword Search su Database Relazionali: un approccio basato su Hidden Markov Models: Scuola di D.R. Un impegno in aperto contrasto con le derive in scena del soggetto egocentrato, con l’arbitrio riflessivo di un io separato che vuol far di testa sua, specie se assunto dietro la rigida e normata distanza di una maschera. (…) puisqu’au lieu de s’attacher à peindre et à sentir, il n’est appliqué qu’à la méchanique de son talent.66, 29Ma dalle riflessioni di Noverre è soprattutto la vita a irrompere attraverso la varietà dei volti, e che mentre distingue e individua, assimila e redime dal caos: «Permettez-moi donc de donner la préférence aux Physionomies vives et animées. [email protected], Ci trovi su Skype (redazione_tesi) 5 Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, Lettera del 10 ottobre 1786, in Opere, a c. di Vittorio Santoli, trad. 45 Stéphane Braunschweig, Acteur, masque, personnage, in Psyché, visage et masques, a c. di Jacques André, Sylvie Dreyfus-Asséo e Anne-Christine Taylor, Presses Universitaires de France, Paris 2010, pp. A partire da allora le sue commedie cominciarono a figurare nei teatri di diversi Paesi del continente. Voto di laurea 110 e lode su 110. 63-64. L’avvento di «un primo piano democratico: [che] è al servizio di tutti, e disegna una cartografia che non è quasi mai legata al feticismo del potere»,77 restituisce alla “messa in quadro” del volto una funzione che è insieme linguistica e in atto. Riccoboni, che confida nella superiorità della parola sul gesto, supera però l’idea consueta delle gerarchie anatomiche sceniche, spostando l’attenzione dal portamento del corpo all’espressività del volto.58 L’espressione è in lui una misura, e il volto, con tutta la sua prossemica, uno strumento di questa misura, secondo una logica della ripetizione «tecnica del “régard”», anche nella fin troppo serena ideologia di una «verità nel volto umano, fresco, senza convenzioni, semplice e sincero, naturale», ma non un’esperienza della differenza, come invece si impone nell’incontro con l’altro e del suo riconoscimento mimetico nel volto dell’attore in Goldoni.59, 27Il rinato interesse settecentesco per la tradizione fisiognomica, intesa non più come codice capace di svelare le corrispondenze tra l’interiorità psicologica dell’individuo e i caratteri esterni del volto divulgato dal pensiero rinascimentale,60 ma come una scienza dei volti irrimediabilmente scissi tra mondo pubblico e scena privata, in fondo «ci racconta di una soggettività sfuggente alle catalogazioni, sempre in bilico tra carattere e caricatura».61 La scoperta della molteplicità dei volti umani «nel secolo d’oro del ritratto», conduce direttamente a una idea della vita «fatta di sensazioni, d’inquietudini, di passioni, di volontà che variano con il variare del mondo, [in cui] ogni io è una moltitudine, una serie di esseri diversi».62 Anche il tempo della posa per un ritratto, allora, deve essere contenuto affinché la rassomiglianza non si disperda in questa corrispondente frammentazione nel tempodell’inespressivo, come opportunamente raccomanda Élisabeth Vigée Le Brun.63. { Entrambi non si possono liberamente trapiantare da un terreno all’altro senza prima conoscere a pieno ciò che questo comporta: tutta l’instabilità e la precarietà del passaggio a una più vera esperienza dell’alterità. Nella lingua, per esempio, delle Baruffe chiozzotte, «la più democratica delle sue commedie».3 In questa commedia, infatti, la vita di una comunità di pescatori e le loro rivendicazioni hanno luogo attraverso l’invenzione, per esempio nella figura «ipercaratterizzata» del riflessivo e laconico padron Fortunato, di una lingua mista anche di violenti silenzi e di mute grida: un’«afasia comica» che si appoggia, tra lamento e parodia, sull’«esasperazione dei tratti differenziali».4 Così come testimoniato anche da Goethe nel suo Viaggio in Italia: «un vecchio marinaio il cui fisico, ma specialmente gli organi vocali, si sono come atrofizzati per una vita di stenti durata fin dalla giovinezza».5 Di nuovo, la voce si interiorizza per riscattare la vita troppo a lungo soffocata, mentre il senso interno, il tempo, diventa corpo emblematico per una rivendicazione capace di non perdere il contatto con la realtà. Ha studiato danza e teatro; insegna all’Università Ca’ Foscari Venezia e all’Università della Svizzera italiana di Lugano. GOLDONI. Mais quel essai de babillards et de censeurs indiscrets s’éleva contre lui! 25 Lo ricorda l’amico marchese Francesco Albergati Capacelli di Bologna in una lettera a Voltaire, tradotta e citata da Renzo Rosso nella sua Introduzione al volume antologico goldoniano della collana Cento libri per Mille anni, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1995, p. V nota 4. Leggi gli appunti su carlo-goldoni qui. 38 Cito dall’ed. 121-146 (su Visage, p. 139). 57 «Vuoi tu più chiara, e più evidente prova | Per conoscer che il volto è quel Cristallo | Che a nuovo oggetto, l’oggetto rinova?» (Ivi, IV, 67-69, p. 30). Capitalisme et schizophrénie 2, Les Éditions de Minuit, Paris 1980, 7. 20 Ludovico Zorzi, Venezia: la Repubblica a teatro (1971), ora in Id., Il teatro e la città. Tesi di laurea magistrale: 2018: ACCOGLI, SILVIA: Modificazioni ecografiche dell'adenomiosi e delle cisti ovariche endometriosiche con l'utilizzo di estroprogestinici. 56 «A tutti quanti gli uditori fiso | Guarda negli occhi, e ogn’un di lor vedrai | Pender da’ tuoi, quasi d’amor conquiso. 36La scoperta della luce del volto come incontro dell’altro in Goldoni, che in fondo si candidava a pieno per incarnare il primato della vita come riconoscimento e partecipazione di una Europa illuminata e dei diritti, si era già dispersa al tempo dello specchio in frantumi del film di Bergman. Brano estratto dalla tesi: "Analisi degli adattamenti spagnoli de ''La vedova scaltra'' di Carlo Goldoni".Nella stagione 1750-1751 iniziò il successo nazionale ed internazionale di Goldoni con la rappresentazione di sedici commedie in un solo anno per lo stesso teatro. «Significato» spesso taciuto, se non proprio per scaramanzia, almeno per l’evidente e così poco seducente aridità della sua logica. 22 e 24). Nel caso in cui l'Utente volesse pubblicare o citare una tesi presente nel database del sito www.tesionline.it deve ottenere autorizzazione scritta dall'Autore della tesi stessa, il quale è unico detentore dei diritti. 15L’ambiguità di questa vocazione, la conseguente idea di una comicità progressivamente da sottrarre alle maglie autoritarie dell’universale, ossia le maschere, a favore di una nuova e più vitale democrazia del dettaglio, fu subito chiara ai meno sprovveduti, come ad esempio di nuovo il De Rossi, autore forse della prima monografia sul teatro e la riforma di Goldoni,35 che pur nella deformazione di una partecipe vicinanza, così nel Ragionamento secondo scrive: Lo stesso essere universalmente ridicolo il carattere del personaggio mascherato, toglie il pregio a quei particolari tratti di ridicolo che si vorrebbero porre in vista. $("#fbLogin").attr("href", $("#fbLogin").attr("href") + "&state=" + encodeURIComponent(document.querySelector("link[rel='canonical']").href)); 28Da vere e proprie esigenze speculative per la comprensione dei legami cruciali che concorrono a formare la teatralità moderna, il grande rinnovatore della danza teatrale europea, Jean-Georges Noverre, dedica alla questione del volto una lunga lettera teorica, la IX, tra le sue Lettres sur la danse et sur le ballets, pubblicate per la prima volta nel 1760.

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