di Tassi di migrazione umana stimati durante lo studio. Ma quando l’uomo migliora, anche se di poco, il proprio tenore di vita, comincia a guardarsi intorno e a progettare per il proprio futuro e per quello della propria famiglia scenari di più ampia portata rispetto a quelli ristretti imposti dai bisogni quotidiani. Poi, come abbiamo già fatto notare, c’è da tenere presente che da un punto di vista economico, la migrazione reca un beneficio alla crescita del Paese ospitante, in quanto gli stranieri si adattano a ricoprire posti di lavoro che in genere gli abitanti del luogo rifiutano perché poco graditi o sottopagati. Vedi Migrazione umana. La prima migrazione umana fuori dall’Africa dicembre 24, 2011 Una nuova analisi di utensili di pietra scoperti in Oman suggerisce che più di 100.000 anni fa un gruppo di uomini avrebbe attraversato lo stretto di Bab-el-Mandeb e sarebbe giunto nella penisola … Le migrazioni nella storia Fin dall’antichità, la storia umana è stata caratterizzata da picchi di grande migrazione di massa. Si tratta di un numero consistente (fra l’altro in continua crescita) che ormai ha superato quello di USA, Canada e Australia messi insieme. In generale, è iniziata con il colonialismo e finita – ma solo formalmente – con la decolonizzazione del secondo Novecento una fase di oltre cinque secoli durante la quale dai paesi africani ed asiatici “si giunge in Occidente soltanto in catene” (Gambino, 2011): un’esperienza storica e psicologica durata troppo a lungo per non imprimersi nelle rappresentazioni che gli abitanti di quei luoghi – e in particolare dell’Africa sub-sahariana, dove la desegregazione effettiva viene conquistata solo dal 1991– hanno dell’accesso al mondo europeo e che va tenuta presente per comprendere molte delle attuali spinte migratorie verso il nostro continente. 1,2 milioni di persone emigrano dai paesi dell’Est nel solo 1989 (Bettin e Cela, 2014), e il flusso proseguirà per tutti gli anni novanta. Ma migra anche il virus… Michela De Biasio. Sulla base di parametri prevalentemente economici si è calcolato che l’Europa Comunitaria sarebbe in grado di assorbire una quota di stranieri pari a circa lo 0,1% dei suoi abitanti all’anno, un numero che per l’Italia corrisponderebbe circa a 50.000 immigrati all’anno. Normalmente, dall’emigrazione il Paese di origine trae vantaggi sia attraverso le rimesse di danaro che i lavoratori spediscono in patria, sia attraverso l’acquisizione di competenze professionali che poi il migrante può far valere una volta tornato nella sua terra di origine. Lo studio delle migrazioni moderne ci aiuta a comprendere i sistemi economici complessi e potrebbe persino darci un modo per garantire la futura sopravvivenza della razza umana. Un quadro che, secondo i dati Eurostat, ha visto la popolazione straniera residente in Europa quasi raddoppiare negli ultimi venti anni, passando dai circa 20 milioni del 1998 ai circa 40 milioni del 2018 (il dato include i cittadini europei che vivono in un paese europeo diverso da quello di cittadinanza). Ad esempio, la richiesta delle ragazze islamiche di indossare il chador a scuola, non crea alcun problema in Italia, ma ne crea in Francia perché nelle scuole di quel Paese è proibito esibire elementi di appartenenza ad una determinata religione (anche i preti cattolici non possono entrare nelle aule scolastiche indossando l’abito talare). Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Lo shock causato da quell’enorme fuga di massa di persone private di ogni cosa materiale e umana confluisce nella Convenzione di Ginevra del 1951, che introduce la figura giuridica del rifugiato, come colui che “nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”. Il colore della pelle è solo uno dei tanti caratteri che distingue un individuo da un altro e il fatto che lo sappiamo riconoscere dipende unicamente dalla conformazione dei nostri sensi che vedono colori e forme, ma non sanno distinguere tanti altri tratti genetici che caratterizzano l’individuo. Questa pratica, odiosa per la nostra sensibilità, deve essere vietata ad un cittadino di religione islamica o deve essere tollerata? Fin dall'antichità, la storia umana è stata caratterizzata da picchi di grande migrazione di massa. Sulla base della storia della migrazione umana, Djelti (2017a) studia l'evoluzione dei suoi determinanti naturali. E per fortuna, verrebbe quasi da dire: molto banalmente, dobbiamo ringraziare l’istinto ramingo dei nostri progenitori, e la loro pazienza migratoria, se altri continenti oltre all’Africa sono stati popolati nel corso dei millenni. idee e tecnologie e influenzato la nostra capacità Il problema più difficile è comunque quello dell’integrazione socioculturale. Se la quota di immigrazione si mantenesse sui valori stimati compatibili con il nostro sviluppo industriale, si tratterebbe di una quota scarsamente influente sulla struttura genetica della popolazione italiana la cui identità, come abbiamo visto, è molto poco individuabile da un punto di vista prettamente biologico. Più avanti nel corso dell’Ottocento, la Gran Bretagna porterà nelle isole caraibiche anche molti servi a tempo determinato dall’India e dalla Cina, e in generale si infittiranno i trasporti di merci e persone anche sul versante africano orientale. 1 . Nonostante le ricchezze depredate nelle colonie oltreoceano, gli europei non se la passano bene e proprio quelle colonie, alcune delle quali cominciano a diventare stati liberi, attraggono la forza lavoro “in cerca di fortuna”, come si dice, dal vecchio continente, anche grazie al miglioramento dei mezzi di trasporto con associata riduzione dei costi. La più grande e la più devastante migrazione forzata nella storia umana è stato il commercio degli schiavi africani, che ha effettuato 12 a 30 milioni di africani dalle loro case e li trasportato in varie parti del Nord America, America Latina e Medio Oriente. Si pensi, ad esempio, ai Baschi in Spagna, ai Valloni e ai Fiamminghi in Belgio, agli Irlandesi nel Regno Unito, ai Curdi, ai Ceceni e, in Italia, agli Altoatesini, ai Friulani, ai Sardi e così via. Ogni mese in edicola potrai scegliere la rivista che più di appassiona. La specie umana, nella sua lunga storia iniziata alcuni milioni di anni fa con le forme primitive di Homo habilis e Homo erectus, ha sempre manifestato una forte propensione alla migrazione, a spostarsi cioè dai luoghi di origine per andare alla ricerca di nuovi territori. E fin che si tratta di un velo, l’ostacolo è minimo, ma ben altri sono i conflitti politico-culturali che potrebbero sorgere in seguito. Ne ha parlato molto anche questo blog, analizzando i numeri, i flussi, le politiche, le parole. Leggi gli appunti su migrazioni-umane qui. Il colonialismo territoriale diviene vero e proprio imperialismo economico durante l’Ottocento: nel corso dei secoli la dominazione delle terre e delle popolazioni “altre” si afferma pienamente con strategie quali l’istituzione di confini tracciati a tavolino e spesso irrispettosi delle articolazioni etniche locali, la progressiva militarizzazione ed evangelizzazione, l’imposizione delle monocolture e la conseguente creazione di una dipendenza alimentare ed economica che mostra i suoi strascichi ancora oggi. La migrazione … Studiare il migrazione i modelli degli umani ci danno uno sguardo sullo sviluppo della civiltà umana e ci mostrano i modelli dell'esistenza umana. Ma a prescindere da quella economica, l’integrazione logistica (case, scuole, ospedali, ecc.) Da qui iniziano ad arrivare persone che il cui progetto migratorio è diretto soprattutto al miglioramento della propria situazione economica: donne somale, eritree, etiopi e filippine (faranno le collaboratrici domestiche), giovani tunisini (faranno i pescatori in Sicilia) e marocchini (diventeranno lavavetri e venditori ambulanti), jugoslavi (verranno impiegati nell’edilizia) a cui si aggiungono i primi rifugiati politici dal Cile e dall’Iran. Iniziarono gli uomini primitivi a migrare alla ricerca di ambienti più fertili o dove la cacciagione fosse più abbondante. E’ pertanto legittimo chiedersi se si debbano accogliere o respingere coloro che bussano alla nostra porta. Di questi, quasi 30 milioni sono profughi o perseguitati politici; gli altri sono emigranti “normali” ossia persone che hanno lasciato, più o meno liberamente, il loro Paese di origine per andare in cerca di fortuna. mobilità umana ha infatti influenzato molti. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La richiesta di manodopera delle regioni del Nord non trova più risposta nei giovani disoccupati del Sud dell’Italia i quali non intendono trasferirsi in un ambiente che offre loro solo il lavoro senza quelle strutture logistiche che sono indispensabili per un inserimento completo nel tessuto socio culturale. La composizione dei flussi migratori da lavoro è molto articolata e non comprende solo manodopera poco qualificata, ma anche intellettuali e tecnici specializzati. BLOG COLLETTIVO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE LE NIUS. Per interrompere questo flusso illegale che riguardava soprattutto intellettuali e professionisti, venne innalzato il famigerato muro di Berlino, una barriera che contribuì a diminuirne l’entità senza però interromperlo del tutto. I timori erano infondati perché in realtà si era in presenza di un flusso etnico riguardante soprattutto cittadini ebrei e tedeschi che approfittavano della situazione per ritornare nei loro Paesi di origine. il nostro corredo genetico, contribuito a diffondere. Mai in passato i flussi migratori hanno costituito di per sé una minaccia alla sicurezza e alla pace, anzi erano essi stessi il risultato di squilibri economici, di guerre e di conflitti politici. Storia delle migrazioni: da sempre mobili. Per farlo ci vogliono regole precise e chiare per tutti, e soprattutto qualcuno che le faccia rispettare. Quest’ultima riguarda o ha riguardato lo schiavismo, il traffico di esseri umani e la pulizia etnica. L'appartenente al genere Homo progenitore della nostra specie, denominato Homo ergaster, si origina in Africa, evolvendosi dà origine a Homo erectus e colonizzando ad ondate successive l'Eurasia si differenzia nelle specie Homo heidelbergensis e successivamente in Homo neanderthalensis (processo di migrazione chiamato Out-of-Africa 1), gli appartenenti al genere Homo che rimasero in Africa … Per capire la presenza dei migranti qui, dobbiamo capire il contesto da cui provengono, che non va trattato come qualcosa di altro da noi, con cui non abbiamo a che fare se non per esportarvi il nostro modello politico o le nostre imprese: la realtà dei luoghi di origine dei migranti è già da secoli pienamente dentro il funzionamento della nostra stessa economia, come ci insegna Abdelmalek Sayad nel celebre La doppia assenza. Ne parlano tutti, dagli ambienti accademici a quelli politici, i giornali di destra e quelli di sinistra, gli studenti nelle scuole e gli avventori al bancone del bar. Nonostante gruppi consistenti di clandestini vengano giornalmente intercettati e respinti dalle forze dell’ordine, sono tanti quelli che riescono ad insediarsi. Agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, le condizioni igienico-sanitarie, la produzione e la distribuzione degli alimenti, e soprattutto l’istruzione e la diffusione dell’informazione, erano notevolmente aumentate in alcuni Paesi poveri del terzo mondo grazie anche all’impegno e alla solidarietà degli Stati industrializzati. Scopri il mondo Focus. Gli uomini si muovono da sempre. C’è infine il problema dell’infibulazione, ossia la pratica della mutilazione degli organi genitali femminili, che in verità non è legata direttamente alla religione islamica, ma che fra i seguaci di quel credo è molto diffusa e accettata, mentre qui da noi è un reato. Così come è impossibile definire scientificamente le razze umane, è altrettanto impossibile individuare caratteri genetici o morfologici che caratterizzino in modo non ambiguo un Italiano e lo distinguano ad esempio da un Tedesco, da un Francese e perfino da un Africano di pelle nera. Un quadro apparentemente confuso, che però mantiene le sue radici nel passato. La (lunghissima) voce “movimenti migratori” dell’enciclopedia Treccani. Su 34 milioni di emigrati africani, 21 rimangono all’interno del continente. Si pensi ad esempio alle coltivazioni di cotone del sud degli Stati Uniti dove i bianchi, poco resistenti alla fatica e alle temperature molto elevate, avevano difficoltà ad operare in quelle terre mentre i neri prelevati a forza dall’Africa si dimostrarono adatti e quindi indispensabili per quel tipo di lavoro. Quella medievale, però, era una società fondata sull’agricoltura, sulla proprietà terriera e dunque sul valore della sedentarietà, mentre nel concetto stesso di viaggio è insito un elemento di emarginazione: emarginazione che i vagabondi e i viandanti iniziarono a subire anche in termini legislativi, diventando gradualmente degli outsider della società (“banditi”, nel senso di persone colpite da un bando, una limitazione della libertà di movimento). Nello stesso tempo però sarà necessario aiutare i Paesi poveri a progredire e offrire lavoro ai loro concittadini. Con questo termine normalmente si intende una persona o un gruppo di persone che si sposta da un luogo ad un altro, sia all’interno dello stesso Paese (ad esempio dalla campagna alla città come è avvenuto anche qui da noi quando l’Italia passò dal sistema agricolo a quello industriale), sia verso un Paese straniero, per motivi diversi: tra questa disparità di cause va segnalata innanzitutto la ricerca di un’occupazione stabile, ma vi compare altresì la volontà di sfuggire a catastrofi naturali, a guerre e a persecuzioni di carattere politico o religioso. 3 miliardi di viaggi in 40 giorni: in atto la più grande migrazione umana della storia, il Capodanno cinese. In passato i flussi migratori hanno interessato piccoli gruppi o anche intere popolazioni che da regioni della Terra povere di risorse, ma ricche di abitanti si spostavano verso regioni ricche di risorse, ma poco abitate. La storia evolutiva dell’uomo ha insegnato che i fattori culturali sono stati molto più importanti rispetto a quelli biologici nel determinare la crescita demografica di una popolazione. Nell’ex Unione sovietica vivono attualmente ancora molti cittadini ungheresi, rumeni, polacchi ed ebrei che, appena possibile, lasceranno quella terra per tornare da dove erano venuti. L’integrazione logistica richiede tempo e denaro e, ad esempio, in un Paese come il nostro in cui esistono ancora molti concittadini poveri ed emarginati che non hanno un alloggio decoroso in cui abitare, privilegiare gli immigrati rispetto ai locali sarebbe sbagliato e si correrebbe il rischio concreto di provocare una guerra fra poveri. I governi di quei Paesi non hanno indicato con chiare e precise regole i diritti e i doveri degli immigrati oscillando fra posizioni di permissivismo e rigide limitazioni sulla base di normative velleitarie. Con la caduta dei regimi comunisti, molti cittadini dell’est si trovano le porte aperte e la miseria in casa. Gli ultimi segnali indicano comunque una tendenza al consolidamento della presenza straniera nel nostro paese, se guardiamo ad esempio al crescente numero di acquisizioni di cittadinanza, con una contemporanea riduzione del flusso di ingressi per motivi di lavoro. Il fenomeno è diffuso in America dove molti Canadesi e Statunitensi si spostano sulle calde spiagge dei Caraibi o del Brasile e in Europa, dove si assiste a spostamenti di Tedeschi e Scandinavi soprattutto verso la Costa del Sol e le isole Canarie in Spagna, la regione dell’Algarve in Portogallo o la costa romagnola e la Toscana in Italia. e soprattutto quella socioculturale determinarono problematiche di inserimento nel tessuto sociale molto complesse e di difficile soluzione. La storia delle migrazioni umane - History of human migration. Nell’immediato secondo dopoguerra, si assiste ad un consistente flusso migratorio dai Paesi dell’Est europeo verso quelli occidentali: in particolare si calcola che quasi quattro milioni di cittadini della Germania Democratica si siano riversati clandestinamente, spesso rischiando la vita, nella Germania Federale. Gambino Ferruccio, “Processi migratori internazionali e cause storico-sociali del fenomeno migratorio in Italia e nel Veneto: un compendio di problemi aperti”, Seminario tenuto a Treviso, Nov. 2011 L’Italia, travolta da questa ondata migratoria, è stata costretta ad affrontare un problema del tutto nuovo e ha reagito in modo scomposto, oscillando fra un’accoglienza umanitaria e una serie di dichiarazioni di fermezza che poi venivano regolarmente disattese. Hatton e Williamson (2005) riportano che in circa un secolo, tra il 1820 e il 1940, emigrano circa 60 milioni di europei, a ritmi anche di più di un milione di persone l’anno nei primi vent’anni del novecento. Nonostante la crisi seguita allo shock petrolifero, negli anni settanta l’Italia ha ormai raggiunto un livello economico di benessere diffuso, o quanto meno ha ridotto notevolmente le sacche di miseria che hanno caratterizzato la storia del nostro paese fino agli anni sessanta. Un esempio di flusso migratorio che ha coinvolto culture eterogenee è stato quello che ha portato milioni di cinesi in Malaysia dove attualmente rappresentano quasi la metà della popolazione residente e controllano l’economia di quel Paese attraverso le attività industriali e commerciali, mentre la popolazione autoctona, che detiene il potere politico, vive ed opera soprattutto in campagna. La maggioranza si trasferì in America, ma alcuni si recarono in Nord Africa. Alla fine degli anni ’60 nascevano in Italia quasi un milione di bambini all’anno; oggi il numero si è ridotto a meno della metà ed è quasi uguale a quello dei morti così che ormai siamo molto vicini alla “crescita zero”: un valore che per i demografi (gli studiosi delle variazioni delle dimensioni di una popolazione) è un aspetto positivo, ma che per l’opinione pubblica, condizionata da stereotipi culturali legati soprattutto alla religione e ad un rozzo orgoglio campanilistico, è un fatto negativo. Ciò ha consentito che, per quanto in terra straniera, essi mantenessero le loro tradizioni e professassero il loro credo. A sostegno di questo convincimento sta il fatto che il declino non è stato omogeneo in tutto il Paese, ma si è rivelato più intenso nelle regioni settentrionali e centrali rispetto a quelle meridionali. crescente numero di acquisizioni di cittadinanza, mappa interattiva del National Geographic, approfondimento del Migration Policy Institute, Migranti climatici | Cause, definizioni e numeri di un fenomeno in crescita, Mentre le badanti curano i nostri anziani, i loro figli crescono da orfani, Pensionati all’estero | Quanti sono, dove vanno e perché, Scopri come i tuoi dati vengono elaborati. Tuttavia, si riscontrano i primi segnali di un movimento contrario, con il boom economico che investe l’Europa dagli anni sessanta: c’è bisogno di manodopera nei paesi del centro nord Europa e quelli del sud sono pronti a fornirla. Terminata la migrazione “interna”, grazie allo sviluppo economico raggiunto anche dagli Stati del Sud europeo, iniziò, dapprima timidamente, poi sempre più massicciamente, l’emigrazione verso i Paesi dell’Europa occidentale, di moltitudini di disperati, provenienti dall’Africa, dall’Asia e dagli Stati dell’Est europeo. Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento. La diversità culturale, se ben utilizzata, può essere un valido strumento di evoluzione. Quegli africani sono stati presi contro la loro volontà e costretti a trasferirsi. Oggi si calcola che in Italia siano presenti circa un milione e mezzo di immigrati regolari, la maggioranza dei quali extracomunitari, e che i clandestini siano più del doppio. Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Centro Studi e Ricerche IDOS, I.P.R.I.T. Come conseguenza di questa grave epidemia 250.000 residenti morirono di fame e un milione fu costretto ad emigrare. • tocca diversi ambiti della Geografia umana Considerazioni generali. Poi vi sono i flussi consistenti che provengono dalla Cina e dai Paesi del Sud-Est asiatico che probabilmente sono destinati ad esaurirsi o a ridursi di molto perché quelle zone del mondo sono interessate da una forte crescita economica accompagnata da una stabilizzazione demografica che lascia prevedere un assorbimento consistente di manodopera. Doc. La migrazione può riguardare individui, famiglie o larghi gruppi di persone. La preistoria della popolazione si propone in termini di migrazioni (Storia dell’emigrazione italiana, Antonio Golini e Flavia Amato). Una tendenza tuttavia non è un destino e non è detto che quello che sta accadendo attualmente continuerà in un prossimo futuro. A questi giovani, provenienti soprattutto dall’Africa e dall’Asia, si sono aggiunti, ad iniziare dagli anni ’90, quelli dei Paesi dell’Europa orientale che, dopo la caduta del muro di Berlino e l’affermarsi della politica della perestrojka di Gorbaciov, che ha aperto le frontiere dell’Est europeo, si sono diretti verso i Paesi a economia di mercato dell’Europa occidentale. Le migrazioni nella Preistoria e la conseguente diffusione della specie umana sulla superficie terrestre, è un processo lento e graduale. Oggi si calcola che gli emigrati provenienti dai Paesi del cosiddetto socialismo reale nell’intera area dell’UE siano poco più di un milione. La prima grande migrazione umana è quindi il passaggio da una vita arboricola alla superficie terrestre, strettamente connessa ad essa è l’acquisizione del bipedismo ovvero la capacità di camminare su due gambe, a cui seguirà un altro grande step evolutivo: l’encefalizzazione. Da un punto di vista politico sarebbe sbagliato erigere un nuovo muro di Berlino, ma sarebbe altrettanto sbagliato aprire le porte del nostro territorio senza un controllo adeguato. In realtà il problema è politico e culturale insieme. Questa netta separazione fra le due principali comunità della Malaysia rende i rapporti reciproci molto conflittuali sia in ambito culturale che religioso, tanto da indurre il governo ad imporre alcune restrizioni comportamentali quali ad esempio l’obbligo di indossare il tipico abbigliamento malese all’interno delle Università, e forti limitazioni alla pratica e alla diffusione di culti diversi dall’islamismo. Nel 1989 con l’abbattimento del “muro della vergogna”, gli spostamenti dall’Est ripresero vigore e per la prima volta interessarono anche cittadini sovietici, un milione dei quali abbandonarono l’URSS per recarsi in occidente. Curtin Philiph, The Atlantic Slave Trade: a Census, University of Wisconsin Press, Madison, 1969 In quella fase il tasso di emigrazione dell’Italia è altissimo, di ben 108 persone ogni mille abitanti, sempre secondo quanto riportato da Hatton e Williamson. Ma un flusso migratorio eccessivamente forte danneggia anche il Paese di origine di queste popolazioni. Quando ragioniamo sulle migrazioni attuali – dirette soprattutto verso l’Europa e gli Stati Uniti – dovremmo infatti sempre tenere presente che esse hanno come antecedente un movimento in senso opposto di cui la tanto nostalgicamente rievocata “emigrazione dei nostri nonni” è solo un pallido riflesso: quell’antecedente si chiama “colonialismo”. La forte immigrazione incide anche sull’incremento della popolazione scolastica e sulla conseguente necessità di assumere nuovo personale insegnante. Le migrazioni Numerosi animali presentano il periodico fenomeno della migrazione. Come testimoniano le fonti archeologiche, durante tutta l’antichità il Mediterraneo è stato percorso da navi ed eserciti che si spostavano da una parte all’altra delle sue coste per creare sbocchi mercantili ed ampliare regni. La temuta grande migrazione da Est non c’è stata e, proprio perché si trattava di una migrazione determinata da motivi etnici e non dalla ricerca di lavoro, il flusso si è andato via via assottigliando. Questa massiccia migrazione di contadini e operai scarsamente qualificati comportò molti traumi e incomprensioni ma si concluse in modo positivo con la urbanizzazione e l’industrializzazione del nuovo continente, la più profonda trasformazione culturale mai avvenuta sul pianeta. Una mappa interattiva del National Geographic per conoscere le maggiori migrazioni della storia. L’Europa diventa così il punto di partenza di un’emigrazione forse senza precedenti e i suoi coloni si stabilizzano un po’ ovunque nel mondo, intrecciando rapporti di vario tipo con i governi e le popolazioni locali. Non solo perché la nostra storica presenza lì ha a tal punto impoverito quei paesi da costringere oggi le persone a lasciarli, e perché in molte di quelle terre si combattono guerre che muovono in realtà interessi esterni a quelli locali, ma anche perché la nostra economia di “paesi sviluppati” ha bisogno di migranti, ha bisogno continuamente di incamerare e gestire gruppi di persone resi vulnerabili, ricattabili, dipendenti dalla condizione socio-economica a cui vengono condannati. Boutang ripercorre alcuni momenti centrali della storia della conflittualità del lavoro, seguendo alcuni fili conduttori il suo studio spazia dal tumulto dei Ciompi – la rivolta popolare che avvenne a Firenze nell’estate del 1378 - alla schiavitù in Brasile - a cui è dedicato l’intero cap. Una piccola parte, ma non irrilevante, di questi si trova nei Paesi dell’Unione Europea. La migrazione umana è un movimento di individui da un'area geografica a un'altra, fatto con l'intenzione di alloggiarsi temporaneamente o permanentemente nella nuova area. Quando, ad esempio, una mutazione genetica che rafforzava la specie o un’innovazione culturale che consentiva l’acquisizione di nuove tecnologie per la produ… Hatton T. e Williamson J., Global Migration and the World Economy, MIT Press, Cambridge USA, 2005. I campi obbligatori sono contrassegnati *. Questi migranti partono soli e mandano poi parte dei soldi guadagnati – le cosiddette rimesse – alle famiglie rimaste nel paese di origine.
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