Le lettere vi si coltivano benissimo. Seppe però superare gl'incomodi e i pericoli, in quanto credè necessaria la mia permanenza in quella città per non espormi a interrompere gli studi, che erano già sì bene inoltrati. Credei più conveniente e più vantaggioso per me farmi presentare al direttore degli spettacoli di Milano da persone cognite. - Ella aveva ragione; me ne sono infatti molto pentito. In faccia a questi differenti ordini di palazzi, di alberghi e di appartamenti urbani, gli uni incrostati di marmo, gli altri ornati di pitture, si vedono i due moli dai quali è formata l'imboccatura del porto, opera degna dei Romani, avendo i Genovesi, malgrado la violenza e la profondità del mare, superato la natura che si opponeva al loro collocamento. E poi avevo tanto sofferto che, per vero dire, mi piaceva di stare un poco in pace: avevo denaro, non avevo nulla da fare ed ero felice. In tal tempo non si porta la sovrana, e non avendo l'arme del Papa sopra le spalle, vi era da temere che gli abitanti di Pavia volessero contrastarci certi diritti di preferenza che eravamo assuefatti a godere; e poi ero sicuro di dare a mia madre il più gran piacere, andando a riunirmi con lei. - Per mare. Ero abbastanza ragionevole per la mia età; ma ero soggetto a certe scappate irriflessive, e queste mi hanno fatto molto torto. Entrato in casa avevo freddo, caldo, ed ero nella maggiore umiliazione. - Ah! Per chi volesse leggere le memorie di Goldoni sconsiglio pienamente questa edizione. Vero è che, non potendo darle lo stesso titolo perché nella mia rappresentazione la statua del commendatore non parla, non cammina, né va a cena in città, la intitolai Don Giovanni, a somiglianza di Molière, aggiungendovi: o il Dissoluto. Poco mancò che quest'ultimo recapito non ci ponesse in un nuovo impiccio. Un mal di petto acquistato in una partita di piacere lo condusse alla tomba in sei giorni. Trovi anche memorie carlo goldoni. - Sì, signore, capisco a meraviglia; e poi ho avuto l'onore di sentire la signorina Giraud altre volte, so che la sua voce non è grandissima. Entro dopo essermi fatto annunciare, e la trovo sdraiata su un canapè col capo appoggiato a un guanciale: la saluto, ella non dice parola; le domando che cosa ha da dirmi, non risponde; mi salta il fuoco al viso, la collera mi accende, mi acceca, lascio libero il corso al risentimento, e senza alcun riguardo la opprimo con tutti i rimproveri che merita. Pago pertanto di vedermi in pace e soddisfatto, presi coraggio per dare effetto alla nuova idea; onde partimmo, tre giorni dopo, in compagnia del buon vecchio veneziano. Cercavo persino ragioni per scusare la sua mancanza. Quel servitore, garbatissimo e molto istruito, non ricusò di appagare la mia curiosità. Gli parla dell'abate Gennari, non per impedirmi di andare alla commedia, poiché mio padre l'amava quanto me, ma per farlo consapevole che questo canonico, affetto da diverse malattie, lo aspettava con impazienza; egli aveva parlato a tutta la città del famoso medico veneziano allievo del celebre Lancisi, ch’era aspettato quanto prima, e doveva soltanto mostrarsi, per aver più malati di quello che ne potesse desiderare. In seguito partii per Venezia con Imer nel suo calesse di posta, e vi arrivammo lo stesso giorno alle otto di sera. Descrive, in tre atti, la vita di Mirandolina, padrona di una locanda a Firenze, che fa innamorare di sé tutti i clienti. Se entrate dalla parte di San Marco, attraverso una quantità prodigiosa di bastimenti di ogni sorta, vascelli da guerra, vascelli mercantili, fregate, galere, barche, battelli, gondole, mettete piede a terra sopra una riva chiamata la Piazzetta, ove vedete da una parte il Palazzo e la Chiesa Ducale, che annunziano la magnificenza della Repubblica, e dall'altra la piazza di San Marco circondata da portici fabbricati sul disegno del Palladio e del Sansovino. - Essa aderisce alla proposta con la maggior grazia del mondo, onde continuiamo a piedi l'intrapreso viaggio. ah! Il primo passo era fatto, gli altri non mi costarono più nulla; grazie al mio buon temperamento, eccettuata mia madre, mi scordai di tutto il resto, e il piacere della libertà mi consolò della perdita della signorina. Mi lascio vincere contro il solito da un impulso di vivacità, e il ministro minaccia di farmi arrestare. - Voi, mi dissero, siete poeta, e avete armi per vendicarvi molto più potenti e sicure delle pistole e dei cannoni. Fui ascoltato, fui ben servito, il mio cliente fu di tutto indennizzato, e il denaro e i capitali passarono dalle mie mani in quelle del signor Cambiasio a disposizione del patrizio genovese. Osservai bellissimi palazzi, belle chiese, amene passeggiate; domandai se vi era sala di spettacolo, mi fu risposto di no; tanto peggio, io soggiunsi, non ci resterei per tutto l'oro del mondo. Eravamo in questo collegio ben trattati e benissimo alloggiati. Fatemi la ricevuta, di cui ecco l'esemplare che avevo già preparato. La sua autobiografia si svolge in funzione della missione teatrale cui il Goldoni sembra destinato fin dall'infanzia. Toccai di volo questo secondo aneddoto friulano nell'edizione del Pasquali, e ho perciò creduto di doverne parlare affinché non si pensi che abbia fatto racconti a capriccio. Non potevamo esser ricevuti più graziosamente; il mio protettore parve contento di me, e io lo ero pienamente di lui. - So molto bene, mio caro signor Goldoni, che avete genio per la poesia, ho veduto il vostro Belisario e mi è molto piaciuto, ma qui la cosa differisce assai; si può fare una tragedia, un poema epico, quello che volete, e non saper poi fare una quartina per la musica. Condussi meco anche la moglie, e vi passammo i sei giorni più deliziosi del mondo. Eccovi in versi italiani la predizione: In sì gran giorno una gentil contessa lo conosco, è un brav’uomo: recitava la parte di don Giovanni nel Convitato di Pietra. Il duca di Modena, unite le sue forze a quelle dei Borboni, era generalissimo del loro esercito, e aveva sospeso il pagamento delle rendite della banca ducale, chiamate luoghi di monte, per sostener la spese della guerra. Il nuovo stato e le nuove incombenze non m’impedirono di riprendere le mie occupazioni teatrali; anzi nel carnevale di quello stesso anno diedi un’opera al teatro di San Giovanni Crisostomo e una commedia di carattere a quello di San Samuele. Insomma mi si annunciò l'esclusione dal collegio, e si aspettò che fosse sedata la burrasca per farmi partire senza pericolo. Il mio processo verbale fu spedito in fretta, in due ore. Nel ritorno prendemmo una strada diversa per variare il piacere, ma all'arrivo a Feltre eravamo tutti avviliti, rovinati e rotti, talché io ne risentii per un mese e la povera Angelica ebbe la febbre per quaranta giorni. Ecco la sua risposta e la sua giustificazione: - Il signor conte mi ha fatto un dono, io l'ho ringraziato, ed eccoci pari; gli ho dato un parere, mi ha pagato, e siamo egualmente pari; mi rido degli sciocchi e tiro avanti. Me la intesi con loro: prendemmo la parte del mare e noleggiammo una barca per Pesaro. Parve sommamente meravigliato nel sentirci limitare il discorso a questa secca e inutile officiosità, ma noi non sapevamo che cosa volesse dire: ecco però di che si trattava. La Passalacqua, che subito conobbe il personaggio che doveva sostenere, andò a lagnarsi col direttore e con sua eccellenza Grimani. Il nome di Carino dato al pastore era, eccettuatane una lettera, il diminutivo del mio nome battesimale (Carlino), e Vitalba sotto il nome di Don Giovanni rappresentava esattamente il carattere suo naturale. Mi accolse pertanto con bontà, mi persuase a lavorare per la compagnia che tratteneva a suo servizio, e per darmi maggior coraggio mi fece sperare che, essendo egli proprietario anche del teatro di San Giovan Crisostomo e impresario della grand'Opera, avrebbe procurato di impiegarmi e interessarmi in questo spettacolo. La medicina non mi andava a genio, ero divenuto triste e pensieroso, e smagrivo a colpo d'occhio. Conoscevo, è vero, la sua docilità, ma le dovevo riguardi di stima e amicizia. Quanto tempo perduto! Non mi perdo d'animo; m’inginocchio e mia moglie avviticchia le sue braccia al mio collo, mi alzo ridendo, attraverso il fiume con un’allegrezza indicibile, e dico a me stesso ‘omnia bona mea mecum porto’. Faceva gran caso della dama mia protettrice, e mi offrì tutto quello che poteva dipendere dalla sua persona e dal suo credito; ma con un’aria grave e ministeriale mi domandò la cagione che mi conduceva Milano, e quali fossero le avventure motivate nella lettura dalla signora Bonfadini. Clarice? Al parucchier sacrifica la Messa. Ogni volta che l'ho riveduta dopo lunghe assenze, è sorto in me un nuovo stupore. Questo buon ecclesiastico era un poco rigorista. Tutti gli scrittori, tutti i viaggiatori le rendono giustizia. - Sì, andate pure, essa mi dice con voce tremante; la mia risoluzione è presa, avrete notizia di me tra pochi istanti. Pago di averle tolta la maschera, mi rivolgo ai testimoni della sua indegnità e dico: - L'abbandono a voi: sia ricolmata di rossore e di disprezzo; la sua padrona sarà informata del suo procedere. Noleggiai il giorno dopo di buonissima ora una carretta per il mio bagaglio, presi la posta per la moglie e per me, e andammo così a ritrovare i nostri amici di Rimini. Si parlò di molte cose allegramente e con piacere; in capo a un certo tempo la notte ci parve molto inoltrata, né sapevamo ove fossimo. Dopo tre giorni si mosse l'esercito, e mio fratello con i suoi compagni lo seguirono. - Come sta mio figlio? Si era stabilito che ci saremmo coricati in buoni alberghi o, dove non ve ne fossero, avremmo domandato ospitalità ai ricchi Benedettini che possedevano beni immensi lungo le due rive del Po. L'opera comica ebbe principio a Napoli e a Roma, ma non se ne aveva cognizione in Lombardia e nello Stato Veneto, di modo che l'idea d'Imer ebbe successo. - Trovate forse mal fatto l'essermi presa la libertà di invitare un amico? Vi era un vetturino milanese sul punto di fare il viaggio di ritorno, persona conosciutissima e fidata; partii dunque in calesse solo con lui. La barca essendo spaziosissima, vi erano molti spartimenti e ogni donna aveva il suo bugigattolo con tende; era stato accomodato un buon letto per me accanto al direttore, e ciascuno era ben allogato. Il segretario se n’era scordato, e la nota era rimasta nella segreteria. Desiniamo insieme, ed eccoci come prima. - Signora, egli disse a mia madre, vengo da Rimini, e ho nuove da darvi del vostro signor figlio. - È vero, avete ragione, ero allora in casa del procuratore. - E cosa fa la vostra signora nipotina? - Oh! Ma il tumulto di Parigi, le mie nuove occupazioni e la distanza dei luoghi diminuirono dal canto mio l'attività, e portarono tal lentezza nell'esecuzione, che un’'opera la quale doveva essere condotta fino al trigesimo volume, e compiuta nello spazio di otto anni, non è per anche, in capo a venti, se non al tomo XVII, né vivrei tanto da veder giunta quest'edizione al suo termine. Al teatro comico, all'opposto, ove facevo recitare nel tempo medesimo una nuova commedia intitolata La Bancarotta, tutti gli applausi, tutti i battimani e tutti i bravo erano per me solo. Mio padre era a Venezia per un affare e mia madre, vedendomi giungere, venne a ricevermi piangendo, non avendo mancato il camarlingo del collegio di avvertire prima la famiglia col ragguaglio della mia condotta. La vedo il giorno dopo mentre mio padre era in casa. I tratti comici da me usati negl'intermezzi erano semi che gettavo nel mio campo, per raccoglierne un giorno frutti maturi e piacevoli. A Venezia adempivo molto bene in casa del procuratore al mio dovere nell'impiego, e avevo acquistato molta facilità nel fare il sommario dei processi. I miei compagni di viaggio vollero usarmi la garbatezza di smontar meco. Conobbi allora che le persone che avean dato giudizio della mia composizione a Brescia avevano ragione. e in versi,mémoires. Due giorni dopo, incontrandomi Teresa per strada, mi porse con destrezza un foglio che misi subito in tasca. non ce ne sono di belle in questo paese, bisognerebbe farle venire da Venezia: un finimento completo, croce, orecchini, collana e spilli. Mi si prende a traverso il corpo, e mi si getta sulla sella. Quasi tutte le terre sono feudali e dipendono dai rispettivi loro sovrani, ed ha inoltre il castello d'Udine una sala di parlamento nella quale gli Stati si radunano; singolar privilegio, che non esiste in nessun’altra provincia d'Italia. Non costò molto al reverendo Padre commuovere il cuore di una tenera madre. Che cos’è questo? Giocavo benissimo a tressette, gioco favorito di mia madre da cui l'avevo imparato. -. Lo incaricammo del lavoro, si fecero venire da Bologna due cantori e due cantatrici, e io adattai la parole alla vecchia musica del nostro compositore. Parlerò in seguito dei miei affari di famiglia. Avevo intesa a Milano la morte del superiore del collegio, e conoscevo il signor abate Scarabelli suo successore. Successero però due casi in una volta: il primo di essi mi fece rallentare il lavoro, e il secondo interromperlo per lungo tempo. - Eccomi tuttavia in rammarico. - Volevo alzar la voce anch’io: - Zitto zitto, ella grida, ascoltatemi; questo matrimonio è opera mia: dopo le mie riflessioni l'ho secondato, e per causa vostra ho cercato di sbrigarlo. Attaccherò Ferramonti a Bologna, Pasini a Milano, Bellotti detto Tiziani in Toscana, Golinetti nella sua solitudine, Garelli nella tomba.». Ho fondato Cronache Letterarie nel 2011 con un’attenzione a tutte le forme di narrativa, in particolare a romanzi, film e serie tv. Mi accinsi con piacere a contentar la Romana, non seguendo con precisione gli autori del dramma, anzi facendovi molte variazioni; vi aggiunsi il padre di Griselda, padre virtuoso che aveva veduto salire al trono senz’orgoglio sua figlia, e la vedeva scendere dal medesimo senza il minimo rincrescimento. Tutti avevano gli occhi su di me e parevano desiderosi di sapere chi fossi. Avevamo ambedue gusto per l'arte drammatica; gli feci vedere l'Amalasunta che egli applaudì freddamente, e mi consigliò di attendere all'arte comica. Suddito del duca di Modena e console di Genova a Venezia, essendo queste due nazioni in quella guerra del partito dei Borboni, avevo ragion di temere che gli Austriaci mi prendessero per un uomo sospetto. Ella aveva spirito e fermezza, e volgendosi verso il domenicano che la stancava: - Reverendo, gli disse, se mio figlio avesse fatta una bricconata, non lo avrei più guardato; ma è reo d'inconsiderazione, onde gli perdono. Ma senza la minima difficoltà lo passammo nello stesso modo, e sempre collo stesso buonumore. Da quella novità rimasero tutti colpiti. Ciascuno aveva da raccontare il suo caso, ciascuno da proporre il suo parere. Questa era gente che mi preveniva in ogni cosa; insomma erano arruolatori che facean di tutto per ingaggiarmi. Mentre eravamo a tavola, giunge mio padre; mi alzo e vado a chiudermi nella camera accanto. - Sì, signore: ne ho parecchi, anzi ne ho di eccellenti. Quanto sono felice! Spaventata da tale alternativa, prese il suo partito, imparò la parte e la portò perfettamente. Frattanto, dopo aver mandato il figlio di Arlecchino al signor Sacchi, che doveva esserne il padre, ripresi il consueto corso delle mie giornaliere occupazioni. Ero impaziente di presentare la mia composizione e di farne la lettura. Vol. Non è dunque questi L'uomo di mondo? Nella condizione in cui ero nulla potevo ricusare. Dovendo andare a Modena un abate di nostra conoscenza, mio padre profittò dell'occasione e mi fece prendere quella strada, tanto più volentieri perché in quella città mi si doveva somministrar denaro. Sì: a Roma, a Roma. Gli feci le mie scuse, e partii in una buona vettura con la signorina Ferramonti e il buon uomo di suo marito. Radi aveva inteso tutto, ed era più in timore di me. Feci visita anche al nuovo decano degli alunni, che dopo le solite cerimonie, mi domandò se volessi sostenere quell'anno la mia tesi di gius civile; aggiunse che toccava a me; che per altro, quando non mi fosse premuto, gli avrebbe fatto comodo mettere un altro al mio posto. Quest'uomo, chiamato Ferramonti, non mi aveva lasciato un momento in tutto il tempo del mio soggiorno a Bologna, ed essendo stato fissato da una compagnia di comici che era a Rimini al servizio del campo spagnolo, prossimo a mettersi in viaggio, venne a farmi i suoi saluti. Il giorno della mia partenza mi alzo di buon’ora per fare il mio baule; ed ecco Tognetta (questo era il nome della ragazza) che viene nella mia camera e mi abbraccia senza altri preliminari. La tavola durò quattro ore; si suonarono diversi strumenti e si cantò molto. Avrò fatto bene? Avvicinandoci al Tagliamento, che dovevamo ripassare, ci fu detto che il torrente era furiosamente straripato e non era possibile attraversarlo. Piaceva alle signore il mio gergo veneziano, che mi dava qualche vantaggio sopra i compagni; la mia età e la figura non dispiacevano; le mie strofette e canzoni non erano ascoltate con disgusto. Se dopo sessant'anni rimane ancora a Pavia qualche memoria della mia persona e della mia imprudenza, ne domando perdono a coloro che io avessi offesi, assicurandoli che ne fui punito abbastanza, e credo espiato ormai il mio fallo. - Come fare adesso? Facendosi appunto in quel giorno l'estrazione del lotto, avevo voglia di andarla a vedere. Non vi erano cavalli né vetture. Si mise in testa di mangiare i maccheroni che appartenevano ad Arlecchino, ed ecco l'origine del suo cognome. Prendo subito sonno secondo il solito, ma lo interrompe un violento fracasso, e mi sveglio repentinamente. Ripeto le medesime parole con atto d'impazienza, e lo zoppo fa una giravolta e se ne va. Mi metto subito all'opera; desino con una tazza di cioccolata, lavoro fino alle nove della sera, termino, serro le due copie nella mia segreteria e me ne vado all'albergo del Cervo. Essa non era superba, riceveva la sua mancia e s’incaricava di commissioni. avete fatto con lui appena conoscenza, ed è già vostro amico? Non occorre dissimulare questa verità: abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri. Andammo inoltre a far visita al cancelliere Zabottini, sotto i cui ordini ero per intraprendere le mie occupazioni. In tale occorrenza fui spedito in qualità di spione onorato al campo degli alleati. Quindicimila Savoiardi, a piedi e a cavallo, vengono a impadronirsi della città e si vedono schierati in piazza del Duomo. - Come, dissi, ella accetterebbe un regalo? - (E io avevo veduto due cappelli alla finestra). Questa è una mancanza che ho fatta, lo confesso; ne ho fatte ancora dell'altre, e le confesserò in ugual modo. Le sale per gli spettacoli in Italia hanno il nome di teatri. Trovai il notaio circondato di gente; aspettai che fosse solo, mi accostai al banco e lo pregai di avere la compiacenza di farmi pagare la valuta della mia rendita. Che tentazione per me! La vinse il padrone, e fu deciso che partissi speditamente col corriere di Modena. Dovevo starvi due anni, ma vi entrai nell'ottobre 1731 e ne uscii, fatto già avvocato, nel maggio 1732. Eccoci contenti. Il signor Zavarisi diceva inoltre nella sua lettera che, essendo andate a vuoto a riguardo mio le nostre mire per Milano, consigliava mio padre di inviarmi a Modena, ove vi era un’università come a Pavia, ove compiere i miei studi di legge, ottener laurea e finalmente patente di avvocato. - Perché sta per venire il signor capitano – Che? Ero per accettar con riconoscenza l'ospitalità offertami, ma un rispettabil vecchio, capo della famiglia e nonno dei miei benefattori, mi avvertì che in casa loro non vi era che paglia e fieno per riposarsi, ed era per ciò meglio condurmi a Casalpusterlengo, di lì distante una lega, dove il curato, uomo garbatissimo e pieno di compiacenza. Rileggo la scena che era già nota, fo la ricapitolazione di ciò che il maestro desiderava, e in meno di un quarto d'ora stendo sul foglio un’aria di otto versi divisa in due parti; chiamo l'ecclesiastico e gli fo vedere la composizione. Passeggiando un giorno in campagna verso Porta Tosa col signor Carrara, gentiluomo bergamasco e mio intimo amico, ci fermammo alla famosa osteria della Cazzuola che i Milanesi pronunziano casseula, perché i Lombardi hanno il dittongo eu come i Francesi e lo pronunciano in egual modo. A poco a poco mi addomesticai col mio puledro, lo regalavo di pane e di frutta; divenne amico, e in sei giorni di tempo arrivammo a Perugia. Appunto di italiano in cui è presente l'analisi e sintesi completa del romanzo "La locandiera" di Carlo Goldoni. Mio padre l'aveva sanato da tutti i mali che aveva, e da quelli che non aveva. Era stato fatto acquisto del Pantalone Golinetti, mediocre nelle parti in maschera, ma molto più abile per rappresentare i caratteri di giovane veneziano a viso scoperto; e il dottor Lombardi, che per figura e ingegno era unico in questo impiego. Il pubblico, assuefatto a veder Rinaldo paladino di Francia comparire al consiglio di guerra involto in un mantello strappato, e Arlecchino difendere il castello del suo padrone e sbaragliare i soldati dell'imperatore a colpi di pignatte e pentole rotte, ebbe piacere che l'eroe calunniato sostenesse la sua causa nobilmente, né vide con rincrescimento abolite affatto buffonerie fuor di proposito. Per presentarsi con vantaggio, se uno non è ricco, bisogna almeno comparir di esserlo. Vado a casa d'un orefice di mia conoscenza e gli do la commissione; la riceve, e in capo a quattro giorni giunge la cassetta. signore, mi disse, ho una gran nuova da darvi. Lo ricevetti con amorevolezza e lo presentai al signor residente. Nella sola casa della mia comare ricusò di venir meco; non che essa mi impedisse di andarvi, ma quell'attrice non le andava a genio, e dei gusti non si può disputare. Quest'uomo aveva più cera di cortigiano che di militare. Il terzo giorno dopo la battaglia volevo continuare il mio viaggio per Modena, ma il vetturino mi fece avvertire che le strade per quella parte erano divenute impraticabili a motivo delle continue scorrerie delle truppe dei due partiti, aggiungendo che se volevo andare a Milano, sua patria, mi ci avrebbe condotto; e se a Brescia, conosceva un compagno che era per partire per quella città con un abate, di cui appunto potevo esser compagno di viaggio. - Oh Dio! Le “Memorie” di Carlo Goldoni vedono la luce in francese a Parigi, a metà agosto 1787, presso l’editore Duchesne, in tre tomi corrispondenti alle tre parti dell’opera: l’autore ha, a quella data, ottant’anni e mezzo. Le critiche e le facezie dell'almanacco erano veramente del genere comico, e ogni pronostico avrebbe potuto fornire il soggetto di una commedia. - Basta dunque così; stabilite il giorno, io mi ci troverò; ma badate bene: la più piccola mancanza vi farà andare a vuoto il colpo. Altri incoraggiamenti si offrono in Francia per le persone d'ingegno: sono le gratificazioni della Corte, le pensioni, la beneficenza del re. Questo bravo ufficiale, che tutti i generali che si succedevano a Zara volevano aver presso di sé, si era incaricato dell'educazione di mio fratello, che collocò in seguito nel suo reggimento. L'Anonimo dunque avrebbe desiderato che si fosse data la preferenza alla sua, non eccellente, ma che peraltro poteva far conto su tre o quattro soggetti di merito, il cui insieme si combinava a meraviglia. Non lo si voleva ricevere, poiché tutti i frati debbono avere un permesso scritto dei loro superiori, che chiamano obbedienza e serve di recapito e di passaporto; questo reverendo ne aveva uno, ma vecchio e lacero da non potersi leggere, e il suo nome non era noto. siete figlia del palazzo, voi dite? - Oh cielo! In quanto a me, mi divertivo con la nipote e stavo forte con la zia. Era la bontà, la compiacenza in persona, approvava sempre tutto quello che proponeva suo marito. Il duca aveva rimesso in vigore un antico editto, col quale era proibito a qualunque possessore di fondi e beni stabili di assentarsi dai suoi Stati senza permesso, e tal permesso costava caro. Dovendo aspettare che mia madre trovasse un quartiere conveniente per collocarmi seco, stavo sempre in casa del direttore della compagnia. Era di pensiero che un poco di pratica precedente allo studio della teoria fosse per darmi una cognizione superficiale della medicina, e fosse utilissima all'intelligenza dei termini tecnici e dei primi principi dell'arte. Ruminai parecchie idee, ne comunicai alcune al direttore, ed ecco quella sulla quale ci fermammo e cui diedi esecuzione. Le fortificazioni sono così ben disposte ed eseguite, che i forestieri vanno a vederle per curiosità, come un capo d'opera di architettura militare. Come si chiama la prima amorosa? Come fare? Quanti prolungamenti! Darbes, che aveva già strombazzato il mio arrivo, venne subito a trovarmi all'albergo ov’ero alloggiato, e io gli feci la lettura della mia commedia; ne parve contentissimo, e con molti complimenti e con riverenze e parole tronche mi lasciò con galante modo la scommessa da lui vinta, e per evitare i ringraziamenti fuggì col pretesto di andare a comunicare il mio lavoro al direttore. Eravi a poca distanza dal luogo ove ci trovavamo una società di persone ricche, tollerata per l'oggetto di comprare la spoglie delle vittime della guerra, e i compratori non stavano a esaminare se le robe portate loro provenivano dal campo di battaglia o dalla strada maestra. - È vero, è vero, me ne dispiace; ma il capitano non dovrebbe indugiar di più. Si vedrà che la natura umana è l'istessa per tutto, che per tutto s’incontra la gelosia, e che per tutto l'uomo pacifico e di sangue freddo giunge a farsi amare dal pubblico, e a stancar la perfidia de’ suoi nemici. Sbagliai. Quattro giorni dopo giunse il governatore in compagnia del cancelliere e di un altro ufficiale di giustizia col titolo di vicario, il quale in questo paese, come in molti altri dello Stato veneto, unisce il suo voto nei giudizi e nelle sentenze a quello del podestà. Quale motivo vi unisce agli Spagnoli? Il tempo era bello, ma per essere stata burrascosa la notte, il mare si trovava tuttavia agitato. Pochi giorni dopo un corriere della Repubblica di Venezia portò al mio ministro una lettera ducale in cartapecora con sigillo di piombo con ordine di partir da Milano e di andare per tutto il tempo della guerra a stabilire la sua residenza in Crema. In capo a un mese ricevetti da lei l'assenso insieme coi fogli richiesti, e alcuni giorni dopo il signor Conio ebbe per parte sua le più belle testimonianze in mio favore; onde il nostro matrimonio fu fissato a luglio, fu assegnata la dote e firmato il contratto. Apro l'involto. I nostri bauli erano aperti; avendone con me le chiavi, ben presto un magnano li mise in stato di essere servibili. Riunisco tutte le mie forze; mi rappresento al pensiero il mio onore, la mia ambizione, il mio genitore, mia madre, vedo che i vicini mi guardano con la coda dell'occhio e ridono: facit indignatio versum. Non pensavo più alla mia composizione: ma rivoltando la cenere con le molle, e radunando i frammenti del mio manoscritto per compierne la combustione, mi venne in pensiero che in nessun caso non avevo mai fatto per i miei disgusti il sacrificio della cena: chiamo il giovane, ordino che apparecchi e che mi porti subito da mangiare. Il suo discorso mi commuove, mio fratello mi stimola, la mia sensibilità mi determina. Il vero cortesan veneto è un uomo di probità, capace di render servigi e cortese. Non stetti molto a incontrare contadini che lavoravano le campagne, mi avvicini confidentemente e feci loro il racconto del mio avvenimento. Un giorno questa maligna venne a trovarmi: mi parlò molto di sé stessa e della sua padrona, e mi assicurò che potevo contare sull'una e sull'altra. Furono da me adempiuti tutti questi doveri, e partii dopo Pasqua. -. Andavo a trovarla spessissimo e la sua compagnia mi riusciva gradita un giorno più dell'altro. Era allora in tale impiego il signor Bartolini, segretario del Senato, già vicebailo a Costantinopoli, uomo ricchissimo, magnifico e considerato a Milano in egual modo che a Venezia. Fu sepolto nella chiesa di San Girolamo a Bagnacavallo il 9 marzo 1731. D’altra parte troppo mi stavano a cuore le occupazioni teatrali, e desideravo far qualcosa di straordinario all'apertura del teatro della capitale. - Un po’ lo siete e lo sarete di più. Egli se ne avvide subito, ma l'intermezzo gli parve così ben fatto, e la critica sì conveniente e delicata, che mi perdonò volentieri la burla; anzi mi ringraziò, mi applaudì e lo spedì subito a Venezia al maestro di musica già avvertito. - Ma aspettate, aspettate, soggiunge. Lavorai dunque su questo titolo la composizione di mio genio, ed ebbe buon successo; ne furon tutti contenti e io pure. Mio padre, che lo conosceva a fondo, lo destinava alla guerra: mia madre ne voleva fare un frate, e questo era un soggetto continuo di dispute fra loro. Una serie di singolari avvenimenti sconvolse le mie idee, né potei veder recitare la mia composizione che quattro anni dopo. Ma qual fu mai la sua meraviglia e umiliazione, quando ebbe in risposta che sua eccellenza domandava la metà dei beni della signorina in donazione, e l'altra metà dopo la sua morte. Carlo Goldoni mio avo fece i suoi studi nel famoso collegio di Parma. La signorina era ricca, e l'affare restò ultimato all'amichevole. Una società di nobili veneziani aveva preso a fitto per cinque anni il teatro di San Giovanni Crisostomo, e mi aveva chiesto un’opera per la fiera dell'Ascensione. Vi saranno forse stati diamanti, ma incastonati nel rame. Si venne per la posta fino a Castrocaro, di là attraversammo a cavallo le alpi di San Benedetto, e finalmente arrivammo al bel paese cui è dovuto il rinascimento delle lettere.

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