Solo la Bambola Nera restava fedele al suo pilota e non aveva occhi che per lui. Le mamme non dicono mai i loro dispiaceri ai bambini. — È contento, signora baronessa. Sai, uno che tenga in ordine i giocattoli, che apra la posta, che faccia i conti. Ci sono befane e befane, qui si parla di una quasi baronessa. — E che cosa ci fa un bambino sul campo di battaglia? È contento di stare al mondo. Ma ci penserò io, a ricompensarlo. Ogni giorno ammirava nella vetrina del negozio della Befana la Freccia Azzurra. Essa prese per mano Francesco, lanciò un'occhiataccia agli agenti, che si ripararono gli occhi per paura di restare fulminati, e marciò verso la porta d'uscita. — C'è un cane, guardate. Il primo pensiero di Roberto fu: — Meno male, il ponte non è crollato. Il Generale si arrampicò sulla sedia, spiegò il foglio, si schiarì la voce come se stesse per leggere un proclama di guerra e declamò: ho sentito tanto parlare di lei ma non ho mai ricevuto un dono, né grande né piccolo. — La notte è serena, la neve è cessata, la stagione dei monsoni è ancora. Se ne sta dietro le vetrine a spiare la gente, e soprattutto le facce dei bambini. Lei in treno è un viaggiatore qualunque, con tutte le righe che ha sul berretto. con questi chiari di luna. Cinema dei Piccoli: La freccia azzurra. Dopo esser uscito dal carcere, dove era stato imprigionato ingiustamente, è stato assunto dalla Befana. Storie meravigliose di una scatola di pastelli. Che faccia simpatica e aperta, quella del tranviere. — Ma già. ciato, il povero Canarino. Tutti la guardavano, anzi, la fissavano quasi con aria di rimprovero, perché non si muoveva, perché restava seduta al suo posto e guardava per aria, smarrita e sconsolata. — Mai visto niente di più bello in vita mia. — Torna su — gridò la Befana spaventata — torna subito sull'albero, altrimenti ti licenzio. — Non mi hanno fatto nulla di male, dopo tutto. Povero Francesco! Devo lavorare, sa? La notte del 6 gennaio i giocattoli fuggono dalla bottega della Befana. — Non dimentichiamo i regolamenti, — ribatte il Capostazione — i marciapiedi sono riservati ai passeggeri e ai portabagagli. I pastelli, uno dopo l'altro, gli mostrarono quello che sapevano fare. — Purtroppo non l'ho mai inteso chiamarsi per nome. — Lasciale in cucina che riposino tanto con le gambe non si può portare nulla. Apparecchio nemico in vista! Anche una giornata d'inverno, in una città sepolta sotto la neve, diventa lieta e serena come una giornata d'estate al mare. — Già, ma alla Befana nuova mancano solamente trecentosessantacinque notti. È magnifico, guarda. Francesco si è infilato nel negozio ma non ha voluto aprire la porta ai ladri. E dentro, c'era soltanto una grande tristezza. Roberto poteva vedere i solchi delle rotaie che nereggiavano fino alla prima curva. — Chissà come sarà contento Francesco di vederci — dissero le Tre Marionette, che dovevano parlare soltanto quando tutti gli altri stavano zitti, per riuscire a farsi ascoltare. La lista dei doni da consegnare è lunga che non finisce mai. Non ricordava più quello che gli era accaduto e si chiedeva stupito: Il rumore degli zoccoli del cavallo gli fece tornare in mente tutti gli avvenimenti di quella notte movimentata. Stavolta montò proprio sul sedile di pelle, sotto il mantice nero abbassato per riparare dal freddo. Un altro poliziotto venne invece a offrirgli un goccio del suo caffè, e sbuffò come se qualcosa gli desse noia. Ma non poteva averla perché la sua famiglia era povera. Nessuno aveva fatto in tempo a vedere la fettina sparire nella sua bocca. Siamo di legno e non abbiamo cuore. Fortunatamente, è riuscito a fermarlo. — Andatevene pure per gli affari vostri. — Dev'essere formaggio olandese — disse il Topo. Ma un cane di pezza e un saggio Capo Indiano hanno letto nei suoi occhi. — domandò il Pilota Seduto, sporgendosi dalla carlinga. — I tram ci passeranno sopra senza toccarci: ho calcolato a occhio le misure. — Chi può avere la malinconica idea di starsene sotto il portone a pigliare il fresco in una notte come questa? Così dicendo spronarono i loro cavalli al galoppo e si disposero attorno al Generale, pronti ad infilargli i lazos attorno al colletto. Mi sembra proprio un pacifico brigantino che naviga nell'oceano dei sogni. — Contate le righe che avete sul berretto — disse una terza voce — e vedrete chi è che comanda, qui. — Se non ti battesse più, saresti morta. — Mi basterà un'altra zampata per far tacere il Canarino — pensò il gatto. In questa parte del libro ci informiamo sui Pastelli. Buy La freccia azzurra by Rodari, Gianni (ISBN: 9788879268721) from Amazon's Book Store. La Freccia Azzuria si mosse lentamente verso l'uscita. Stavolta si trattava nientemeno che di un gatto. E così alla vigilia dell’Epifania, con il capitano Mezzabarba, il cagnolino Spìcciola e l’indiano Penna d’Argento, saltano a bordo della Freccia Azzurra… Illustrazione di Chiara Carrer. Farò così: non aprirò la porta. Mi vedranno. Questo era il suo pensiero fisso: gli stava piantato in testa come un chiodo. — Povero Mezzabarba — pensava Spìcciola — se fosse qui, che figura ci farebbe il suo veliero! Le loro asce hanno piantato nella gonna per immobilizzare Teresa. — gridava il Macchinista. Da che parte? Così tutti quelli che avevano piedi dovettero scendere con i medesimi, e l'aeroplano servì per trasportare l'artiglieria, i vagoni e il veliero. Il fascio dei giornali da vendere toccò tutto a Francesco. Per le filastrocche di Gianni Rodari… — Povero ragazzo — sospirò il Macchinista. Il negozio gli parve bellissimo, anche con gli scaffali ingombri di cartacce e con la vetrina vuota. Solo una bambola sospirò tanto forte che tutti si voltarono a guardarla, e lei ebbe vergogna. Ho visto che sono così bravi. Una gru sollevò la Freccia Azzurra e la depose sul ponte, che aveva anche le rotaie, come tutti i ponti ferroviari che si rispettino. — Mai! E non si alzava. — Insomma a che gioco giochiamo? Dopo esser entrato si è rivolto alla Befana dicendole che per regalo voleva il treno. — Piuttosto! Brr… che brutta fine sarebbe stata. Ma che cosa credono? Ma adesso sta' zitto. Uno dei ladri lo afferrò per la vita e lo alzò fino al finestrino. È questa la ragione per cui la casa era vuota. — Almeno gli occhi, li dovevi lasciare a me — protestò il Verde, che si era specializzato per anni a colorare gli occhi dei gatti. Ho fretta di dare un'occhiata alla mia sistemazione. — Strano, — brontolava in questo momento, volando su e giù per la piazza — si direbbe che la terra li abbia inghiottiti: non se ne vede più traccia. I cow-boys si provarono ad inseguirlo, ma i loro cavalli sprofondavano nella neve e dovettero abbandonare l'impresa. Che cosa aveva dunque fatto di male? Le ho anche ricordato che mi deve pagare ancora il cavalluccio dell'anno scorso e la trottola di due anni fa. Non è passato molto tempo prima che Teresa, la serva della Befana, si accorgesse di quello che stava succedendo: non c’era più neanche un giocattolo nella vetrina. Che duro cuscino, una parete di mattoni! Come tutti sanno, il Verde ha due zii: il Giallo e l'Azzurro: l'Arancione è cugino del Rosso: il Viola è cugino dell'Azzurro e del Rosso; e poi ci sono tante altre parentele, complicate come tutte le parentele di questa terra. E via di nuovo, per strade e viali, per viali e piazze, sulla traccia di un bimbo dalle scarpe rotte. Le sentinelle le fecero il saluto come se fosse un generale: del resto, in quel momento la Befana aveva il passo marziale e superbo dei più grandi generali della storia. Nel taccuino degli indirizzi non restavano che due nomi: quello di un certo Franco e quello di un tal Roberto. Hanno la vista buona, i cavalli, anche dietro i loro paraocchi. Ma lui gridò: — Smettila, uccellaccio della prateria. — Piangi, adesso: proprio come i coccodrilli. È rimasto con il ragazzo Marino, perché ha concluso che a un ragazzo con quel nome piaceva il mare. — Non c'è fretta — sorrise il Monumento. Sono prigioniera degli indiani! La Bambola Nera, al suo primo volo, si comportò con molto coraggio. — Sì, è meglio. La notte del 6 gennaio i giocattoli fuggono dalla bottega della Befana. I suoi compagni della Freccia Azzurra non lo sanno, perché subito dopo avergli dato sepoltura ripresero la loro marcia nella notte. Un giocattolo che scalda… E poi forse, chissà: non scaldano mica soltanto le stufe ed i termosifoni. — Zitta! — I viaggiatori non debbono attraversare le carrozze — diceva. Grazie al Macchinista il locomotore aveva già raggiunto la velocità massima ed sono riusciti a superare il ponte. Chissà. Ma nessuno le rispose e le altre bambole le tirarono la gonna per farla star zitta. — Zitto, zitto — disse con dolcezza una voce sconosciuta. La decisione è stata presa. — Da dove verrà? — Almeno ordina loro che mi disegnino qualcosa da mangiare. — Sono fritto — esclamò il Pilota Seduto ad alta voce. L’Ingegnere Capo del Meccano ha deciso di costruire la funicolare per aiutare Mezzabarba a entrare nella casa. I suoi occhi difatti traboccavano di lagrime, e ogni tanto una lagrima più grossa scendeva giù per la guancia e si infilava nel naso o fra le labbra. Penna d'Argento li guardò severamente: aveva forse l'obbligo. Gli occhi del Macchinista incontrarono un altro paio d'occhi, grandi, spalancati come finestre. Dobbiamo fare insieme le capriole nella neve, dobbiamo correre fino al muro della fabbrica per vedere chi arriva primo, dobbiamo saltare dal sesto gradino per vedere chi arriva più lontano. — Dove? — Signora baronessa — diceva fermandosi a mezza scala e levando il capo da un grosso fagotto di bambole che le riempiva le braccia — signora, mi batte il cuore. Befana ha pulito bene il treno, dopo di che il Macchinista ha riacquistato la vista. Non era ormai che a duecento metri, a cento…. Gli rimase invece negli occhi il viso spaventevole del bandito che prendeva di mira l'autista con la sua rivoltella. Tutt'al più conservano qualche foglia gialla. — Caricare e scaricare, è tutta la notte che non si fa altro. Di nuovo guardava la vetrina del negozio e tutti potevano sentire come singhiozzava. — La baronessa sarà servita — squittì la serva con la sua vo-cetta di topo. Ma non ce n'era nessun bisogno: i passeggeri se ne stavano già nelle vetture, raggomitolati sui sedili, stretti l'uno all'altro per riscaldarsi. (Proprio lo stesso pensiero che aveva fatto Francesco.). La Befana, che era salita in camera sua a pettinarsi, scese velocemente la scaletta, continuando ad appuntarsi i capelli con le forcine che teneva tra le labbra. E intanto le micce ora sono bagnate e non piglierebbero fuoco nemmeno a metterle nel Vesuvio. — No, signora baronessa… Però… aspetti… Sa a chi assomiglia? Vedete? Signori e signore, vi prego di guardarvi in giro. — La neve vi seppellirà completamente. Suo padre aveva in tutto trecento lire. — Casa di Marino Rossi — annunciò, senza nemmeno spegnere il motore. — Peccato che i miei amici non mi possano vedere — si diceva Francesco. — Non importa — disse Francesco sorridendo — tanto non avrei tempo di giocare. Questo non voleva la sciabola di legno, voleva la pistola: ma lo sa che la pistola costava mille lire di più? Salutò gentilmente anche la serva. — sussurravano le amiche alla Bambola. Il Generale non rispose. — Piuttosto mi metto a navigare nei tombini, mi do alla pirateria. Tutti guardarono fuori della vetrina. Il Pilota Seduto, ad ogni buon conto, fece un volo d'esplorazione fino alla branda, sorvolò due o tre volte il bambino, che mosse una mano come se volesse cacciare una mosca, e tornò a riferire: — Nessun pericolo, signor Generale. Il Topo guardò inquieto la figura che si svegliava e si sollevava pigramente dalla carta. Che cosa volete, mi fanno pena… Non posso sopportare le loro smorfie quando vengono a lagnarsi con la mia padrona: vi dico che mi viene da piangere. Sarà ancora mezzo assonnato, ci scommetto. Allora l’autore ci fa conoscere un nuovo personaggio – l’Ingegnere Capo del Meccano, grazie al quale i giocattoli hanno imparato che non si poteva passare dalla serranda di latta. — Se si chiamasse Francesco — sospirò il Pilota Seduto — potrebbe essere il nostro amico. Guardava per terra, come se ci vedesse chissà che cosa. Che cosa gli potevo regalare per trecento lire? Pronti a far fuoco. È facile trovare una calza nera che vi aspetta, quando non si ha che da restare nel sacco della Befana ed è lei che pensa a tutto. Il Mezzabarba ormai s’era accomodato nella nuova casa e si è sistemato in un bel lavandino. Qualcuno camminare sui rami. — Se credete che io abbia voglia di viaggiare per tutta la mia vita come l'Olandese Volante, vi sbagliate di grosso. — chiese il Macchinista, preparandosi ad avviare il motore. La notte del 6 gennaio i giocattoli fuggono dalla bottega della Befana. — È vero che noi siamo arrivati con le nostre gambe, e non nel sacco della Befana. Durante il secondo tempo dovette scopare gli uffici del direttore del cinema, e non potè vedere come fosse andata a finire la sparatoria. Il vetturino gli stese sulle gambe una bella coperta calda, montò a cassetta e fece schioccare la frusta. — Inoltre — proseguì fra sé il valoroso aviatore — vorrei sapere da che parte dirigermi, adesso. Avrà ancora gli occhi chiusi e in principio non si accorgerà di nulla. Anche quando ebbe finito il suo lavoro, e si fu avviato tutto solo, sotto la neve, per tornare alla sua baracca, Francesco dovette. E salutato Francesco baciò la mano della Befana, come si fa con le signore, e si allontanò. La Befana, infatti, stanca di aspettare, con un martello aveva fracassato la serratura, aveva sfondato il piccolo sbarramento che teneva chiusa la porta e aveva fatto irruzione nel magazzino. Il ragazzo era molto triste ed se n’è andato via dal negozio. Forse il peso della neve sulle ali lo aveva schiacciato contro terra. Anche il Monumento era felice. Il ragazzo è rimasto qui in attesa di interrogatorio. Distese un foglietto sul comodino, a due palmi dagli occhi di Franco, e saltellando qua e là vivacemente disegnò il tronco ed i rami di un albero. La Befana era una vecchietta coraggiosa. — Corpo di mille balene gelate! Eppure, come scampanellava allegramente, quel tram! In una di quelle baracche andarono ad abitare. © Copyright by Editori Riuniti, 1964 — Viale Regina Margherita, 290 — 00198 Roma, Impostazione grafica di Giuseppe Montanucci. I suoi occhi intanto, si facevano pesanti. Che non sapeva più abbaiare. C'era un indirizzo scritto con una grossa scrittura tremante, su una delle facciate. — Va bene, va bene. — Non siamo riusciti ad aprire la porta del negozio. Francesco, piccolo venditore di caramelle in un cinematografo cittadino, non avrà mai i soldi per comprarselo. — Il nemico, vi dico che l'ho visto con questi occhi. Magari una guerra d'un quarto d'ora…. Più difficile fu far passare il veliero, perché non c'era acqua. due, un rumore malinconico, sempre più lontano. Basterà che gli portiate i miei saluti, e lui mi scuserà. Ma stavolta furono i cow-boys a ribellarsi: — Catturare un bambino? — Fate tutti silenzio — strepitò — altrimenti non si sentiranno i miei comandi. Eppure la storia del Canarino non finisce qui. E continuando a disegnare aggiunse alla sua strana figura una specie di coda, che al topo parve un pezzo di salsiccia. Pilota Seduto fu subito entusiasta del progetto: — Una decina di viaggi e il trasporto sarà terminato. Per conto mio, tutta l'acqua che vedo è quella del catino. Si guardarono orgogliosamente il petto, per assicurarsi che i cuori fossero ancora là. — domandò. Qualche volta è un difetto utile. Purtroppo non è tra i miei migliori clienti. Non si tratta del canarino. E poi, chissà, forse questa vecchina verrà a trovare Francesco e mi porterà con sé, e noi ci rivedremo ancora. Questo scrittore italiano ha iniziato a scrivere i libri per i bambini per caso. — Già, già… Mi pare di averlo già visto da qualche parte.
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