Analoghi provvedimenti vennero presi per contrastare i problemi legati al dissesto idrogeologico, come per esempio la costruzione di canali artificiali, dell'Alveo comune nocerino e della rettifica del basso Sarno. Furono stabiliti regolamenti moderni per i marinai ed i padroni e fu incrementata la cantieristica e l'istruzione professionale nelle aree di più lunga tradizione marinara (come nella penisola sorrentina e nell'arcipelago Campano). Le spese militari negli anni cinquanta ammontarono in media a quasi 13 milioni di ducati annui, cifra corrispondente a più di un terzo degli investimenti pubblici totali annui. Per quanto riguarda le strade rotabili comunali invece la situazione appariva molto meno omogenea. Dall'Università di Napoli dipendevano inoltre i "Reali Licei", situati a L'Aquila, Chieti, Bari, Salerno, Cosenza e Catanzaro, abilitati a rilasciare i titoli di studio per esercitare le professioni liberali (principalmente mediche e giuridiche)[164]. Gli storici che si sono occupati dell'argomento hanno sottolineato come molti dei comuni rurali e dei villaggi del reame, specialmente quelli situati nelle aree montuose dell'entroterra, fossero nel 1860 ancora privi di collegamenti rotabili con il sistema viario nazionale (la relazione Massari del 1863 parla di 1.321 comuni su 1.848 nel Mezzogiorno continentale, la maggior parte dei quali situati in Basilicata, negli Abruzzi e nelle Calabrie[119]). Altre produzioni destinate all'Impero erano rappresentate da grani, semi e frutta secca[154]. Al reame inoltre apparteneva, incluso amministrativamente nella provincia di Capitanata, l'arcipelago di Pelagosa, oggi parte della Croazia. A partire dal 1734 vennero costruite nuove strade che, seguendo in parte il tracciato delle antiche strade consolari, collegavano la Campania con il confine pontificio, le Puglie, la Basilicata, gli Abruzzi ed il Molise. Nel quadro italiano, le province napoletane e siciliane commerciavano, infatti, per 60.000.000 di ducati (il saldo della bilancia commerciale era generalmente attivo)[145], superando in valori assoluti lo Stato Pontificio, con 28.320.000 ducati, e la Toscana, con 57.600.000 ducati; e seguendo il Regno di Sardegna, con 202.320.000 ducati (il regno sabaudo era il maggiore acquirente di prodotti del Regno delle Due Sicilie tra gli stati italiani del tempo[151]), e, con 434.000.000 ducati, l'Impero austriaco (che includeva anche il Lombardo-Veneto)[149]. All'inizio degli anni cinquanta cominciarono a nascere progetti per scavalcare l'Appennino, in quanto si riteneva necessario congiungere la capitale alle regioni del mar Adriatico e Ionio. Il governo napoletano, che sperava invano in una difesa della Costituzione da parte del re a Lubiana, decise per la resistenza armata contro l'aggressione austriaca. Con il passare del tempo si ebbe uno sviluppo delle strutture industriali già esistenti in Campania, Calabria e Sicilia ed una diffusione di modesti opifici e piccole o medie fabbriche anche in altre aree continentali del regno, in particolare in Abruzzo, Puglia e, in maniera molto esigua, in Molise e Basilicata.[99]. Inoltre, a partire dal 1830, grazie al miglioramento delle condizioni economiche del regno, si intensificarono ulteriormente le relazioni commerciali, stabilite dopo la Restaurazione, tra il regno ed i mercati esteri[143]. [101], Negli anni cinquanta i salari degli operai del settore privato ammontavano in media ad una paga giornaliera di 40/50 grana (per poter fare un valido paragone col settore pubblico basti pensare che un Aiutante di Battaglione, il sottufficiale di grado più alto nel Real Esercito, percepiva una paga giornaliera di 54 grana, che tra l'altro corrispondeva a oltre il 20% in più rispetto alla paga del parigrado dell'Esercito piemontese)[102]. Da evidenziare è il fatto che in alcuni libri scolastici di vecchia data i Borbone vengano descritti quindi con ironia e disprezzo. Art.2 - Tutte le città, terre, e castelli, non esclusi quelli annessi alla corona, abolita qualunque differenza, saranno governati secondo la legge comune del regno. Il debito pubblico, tenuissimo, era quattro volte inferiore a quello del Piemonte, e di molto inferiore a quello della Toscana. Ferdinando II morì il 22 maggio 1859 a soli 49 anni in seguito ad una setticemia le cui cause sono tuttora controverse. Nel 1817 il principe di Ottajano Luigi de' Medici di Ottajano, ministro delle finanze, decise che il reame avrebbe dovuto dotarsi di navi a vapore per la navigazione mercantile. [53] Press alt + / to open this menu. Anche se non vi fu una formale revoca della Costituzione, ma una sua "sospensione" a tempo indeterminato, dopo l'insurrezione siciliana e quella napoletana Ferdinando II decise di non intraprendere più alcuna riforma politica nel regno. Sia Nitti che Fortunato concordavano nel sostenere che la gestione finanziaria dello Stato borbonico fosse caratterizzata da una spesa pubblica estremamente esigua ed oculata, in particolare a livello infrastrutturale[60][61]. Secondo il catalogo del Canova[8], nessuna delle opere d'arte ritorno in Italia[9]. Il governo di Francesco I ottenne un importante successo politico nel 1827, quando riuscì a far sgomberare il regno dalle truppe austriache che lo occupavano dal 1821. Quest'ultima, inoltre, poté beneficiare anche della disponibilità, sul territorio dello Stato, delle materie prime di cui necessitava e di un basso costo del lavoro. In Sicilia il crescente malcontento nei confronti delle autorità napoletane (unitamente alla recente svolta costituzionale), causò lo scoppio il 15 giugno 1820 di una rivolta popolare, mentre Francesco di Borbone, Luogotenente generale di Sicilia, il 27 giugno fu costretto a lasciare la Sicilia per Napoli. Sotto il suo regno si registrarono molti primati: la prima nave da crociera a vapore del Mediterraneo (il Francesco I, 1832), la prima nave a vapore in ferro con propulsione a elica (il Giglio delle Onde, 1847), il primo transatlantico a vapore tra Napoli e New York (il Sicilia, dei fratelli palermitani De Pace, nel 1854), il primo moderno sistema di fari in Italia (a partire dal 1841). 5.3 हज़ार पसंद. Lo Stromboli, che quel giorno aveva dovuto fermarsi per alcune ore al porto di Trapani, arrivò a Marsala solo a sbarco avvenuto, insieme alle navi Partenope e Capri, e non poté fare altro che effettuare un tardivo quanto inefficace bombardamento. Molti studiosi da un pò di tempo descrivono il Regno delle Due Sicilie come la terza potenza economica europea con Napoli capitale di cultura ed innovazione europea insieme a Parigi e Londra. Cerchiamo di fare luce scoprendo tutta la verità sul Regno delle Due Sicilie. Era il 1861: il Regno delle Due Sicilie veniva inglobato nel Regno d’Italia dei Savoia e cessava così ufficialmente di esistere, come realtà politica autonoma, mentre la sua famiglia reale continuava a conservare il titolo. Questo decennio fu caratterizzato da un crescente isolamento da parte delle potenze straniere, specialmente quelle facenti capo al Regno Unito, e da una cristallizzazione delle istituzioni borboniche su standard reazionari. Si faceva largo uso dei trasporti via mare: era impiegato un buon servizio postale su navi a vapore per raggiungere le isole e l'estero. Nel settore metallurgico si ricordano le officine Lindemann (fondate da Guglielmo Lindemann a Salerno nel 1836) situate a Bari dal 1850, che, oltre alla produzione metallurgica (lavorazioni dello zolfo, gasometri, macchine agricole, infissi per grandi edifici, caldaie e motori navali), assunsero anche il ruolo di fabbrica agro-chimica nei processi di estrazione degli olii e nella fabbricazione di saponi. Considerando i singoli porti, invece, quello di Napoli faceva registrare il tonnellaggio maggiore, mentre il porto di Procida era quello con il maggior numero di navi di grande stazza destinate alla navigazione di lungo corso. [162] Degni di nota furono inoltre i due istituti pubblicii per sordomuti fondati dal sac. Regno delle Due Sicilie - La verità che non ci hanno detto. Morto Francesco I, salì sul trono delle Due Sicilie il figlio Ferdinando II, il sovrano che diede l'impulso maggiore al potenziamento della marina mercantile nel reame. La linea fu tracciata apponendo tra il 1846 e il 1847 una serie di 686 cippi confinari (cd. IL REGNO DELLE DUE SICILIE QUADRO GENERALE I PRIMATI DEL REGNO POPOLAZIONE: ECONOMIA: -prima linea ferroviara -prima galleria ferroviaria -primo telegrafo -osservatori(astronomici, sismologici, metereologici) -prima illuminazione a gas -prima nave a vapore -primo transatlantico Al di fuori dei grandi centri economici come Napoli, Palermo e Bari, alcune realtà industriali sorsero gradualmente in altre province del reame[87]. Tra le attività più importanti dell'area urbana napoletana si ricordano la lavorazione delle pelli (principalmente per la produzione di guanti e scarpe), la produzione di stoviglie, i mobilifici, le fabbriche di materiali da costruzione, di cristalli (rinomato era quello di Posillipo), di strumenti musicali, le distillerie. Tra i valori più importanti si avevano la rendita, i cereali e gli oli. Nel salernitano e nella valle del Sarno esisteva una sorta di polo tessile[93], gestito in prevalenza da imprenditori facenti parte della cospicua comunità svizzera campana (Von Willer, Meyer & Zottingen, Zublin & Co., Schlaepfer, Wenner & Co., Escher & Co.). Tutte le giurisdizioni sinora baronali, ed i proventi qualunque, che vi siano stati annessi, sono reintegrati nella sovranità, dalla quale saranno inseparabili. L'atto di unificazione venne visto dalla classe politica e nobiliare siciliana come un affronto verso quello che ininterrottamente, e da circa 600 anni, era stato un regno indipendente a tutti gli effetti. Tutti in Campania. Fatta chiarezza su quanto appena letto, a dimostrazione di come effettivamente si viveva nel Regno delle Due Sicilie, diamo uno sguardo all’economia del Regno stesso nel 1860 (prima dell’Unità). [163], L'istruzione secondaria era posta su basi più solide. Il Banco delle Due Sicilie si componeva di due sezioni separate: la Cassa di Corte, per il servizio della tesoreria generale del Regno (alle dipendenze del Ministero delle Finanze) e la Cassa dei Privati. Politician . Al nuovo parlamento italiano, comprendente anche i deputati dei territori di recente annessione, fu quindi presentato un progetto di legge del 21 febbraio per la proclamazione del nuovo Regno d'Italia, che divenne atto normativo il 17 marzo 1861. REGNO delle DUE SICILIE SUA MAESTÀ LA REGINA MARIA SOFIA Annive... rsario della sua scomparsa Il lavaggio del cervello subito dalla propaganda massonica del risorgimento ci ha impedito di ricordare di avere avuto dei Nostri LEGITTIMI SOVRANI ed una Regina che era bella quanto sua sorella SISSI imperatrice d'Austria. Effettivamente l'attività diplomatica in quei giorni fu frenetica, ma il re si accorse troppo tardi di essere stato ormai abbandonato al proprio destino da parte delle principali potenze, soprattutto a causa delle politiche di isolamento attuate dal padre Ferdinando II dopo il 1848/49.[44]. sulla memoria redatta per il Parlamento nazionale dal colonnello del Genio e deputato, Sul trattato di commercio anglo-napoletano del 1845, Il riformismo borbonico nella Sicilia del sette e dell'Ottocento, Lamberto Radogna, Storia della Marina mercantile delle Due Sicilie (1734-1860), Mursia 1978, pag. Altre idee. Nel frattempo l'ufficio telegrafico di Marsala aveva già spedito a Palermo la notizia dello sbarco, ed il giorno successivo il governo napoletano emise una nota ufficiale in cui si deplorava duramente il governo di Torino per aver permesso un simile atto di pirateria.[34]. Nel marzo 1821 il Regno delle Due Sicilie fu attaccato dalle truppe austriache, le quali sconfissero l'esercito costituzionale napoletano, comandato da Guglielmo Pepe nella battaglia di Rieti-Antrodoco. Come si viveva nel Regno delle Due Sicilie? L'Armata di Mare (ramo Marina del ministero) invece poteva fare affidamento su circa 6.500 marinai di professione, 2.000 marinai di leva, più di 90 navi a vela e 30 navi a vapore, al comando del conte d'Aquila Luigi Di Borbone. Nel 1845, il governo di Napoli concesse a diverse produzioni francesi consistenti riduzioni daziarie: le importazioni dalla Francia si mantennero su valori intorno ai 5 e i 6 milioni di ducati, per, poi, aumentare nel biennio 1856-58, quando lo Stato d'oltralpe si attestò come principale fornitore delle Due Sicilie[153]. Per la grazia di Dio re del regno delle due Sicilie . Comunque, il capitale sociale di queste società vedeva un totale di un miliardo e 353 milioni, di cui un miliardo e 127 milioni nelle società del centro-nord (sempre prescindendo da Lazio, Veneto, Trentino, Friuli, Venezia Giulia) e soltanto 225 milioni nel Mezzogiorno. Nei dominii al di qua del Faro, per tonnellaggio, alla commissione di Napoli, seguivano le commissioni di Barletta, Gaeta, Salerno e Reggio; mentre, per quanto concerne la portata media dei legni registrati presso ciascuna commissione (dato ottenuto rapportando il tonnellaggio complessivo con il numero delle unità di naviglio), le commissioni di Napoli, Barletta e Gaeta risultavano sempre le più rilevanti, seguite, però, da Manfredonia e Pescara. Una delle industrie più avanzate nel Regno delle Due Sicilie era l’industria tessile. Una notevole consistenza aveva l'industria cartaria e quella tessile, sia a livello artigianale sia a livello propriamente industriale. [53] Negli ultimi tempi manifestò una certa energia nel volere la costruzione dei cimiteri; ma in tanta parte del Regno, di qua e di là dal Faro, anche dopo di averli costruiti, si seguitò a seppellire i galantuomini nelle chiese e a buttare la povera gente nelle ‘'fosse carnarie‘'[79]. Il secondo ritorno di Ferdinando a Napoli non fu caratterizzato da repressioni. Kongedømet Dei to Sicilia (italiensk Regno delle Due Sicilie, bokmål òg Begge Sicilier) var det nye namnet som Bourbon-kongen Ferdinand IV av Napoli, I av Dei to Sicila gav det nye riket sitt (inkludert Sør-Italia og øya Sicilia) etter slutten på napoleonskrigane og han hadde fått all makt tilbake i 1816. Successivamente, il decreto del 26 marzo 1847 abolì il dazio d'importazione sulla corteccia di quercia, necessaria per le concerie[130]. Tuttavia l'idea della spedizione nel regno borbonico riuscì a riconciliare i due uomini, nonostante le grandi difficoltà che questa operazione comportava. Le pianure e le colline rocciose delle Puglie, invece, erano suoli adatti alla produzione di oli e grani di qualità, in alcuni casi prodotti con soluzioni tecniche innovative[69] (sotto questo aspetto si distinsero i grandi proprietari terrieri della famiglia Pavoncelli di Cerignola), che venivano venduti alla Borsa di Napoli su tutti i principali mercati europei. La fondiaria, con gli addizionali, saliva tra noi a circa 35 milioni, mentre in Piemonte non dava più di 20; così anche per le dogane, che avevano cinto il Regno d'una immensa muraglia, peggio che nel medio evo, quando almeno ora Pisa e Venezia ora Genova e Firenze avevano quaggiù grazia di privilegi e di favori. Con la seconda restaurazione il governo borbonico adottò la legislazione entrata in vigore nel decennio napoleonico, e così gran parte dei problemi legati alla compravendita di terreni nelle province rurali, nonostante l'abolizione del feudo, rimasero irrisolti, tanto da sfociare in rivolta in seguito agli avvenimenti del 1848. Garibaldi quindi, preceduto da Rosolino Pilo e supportato dagli esuli siciliani a Torino Francesco Crispi e Giuseppe La Farina, decise di sbarcare in Sicilia per guidare l'insurrezione dell'isola, con l'ambigua copertura diplomatica e militare del governo sabaudo. Le spese e la qualità dei materiali poi venivano controllate da organi preposti a questa funzione (Intendenza e Amministrazione di Esercito e Marina).[157]. Francesco II reagì facendo pressioni su alcuni celebri generali napoletani, tra cui l'esperto ex-primo ministro Carlo Filangieri, affinché andassero a dirigere le operazioni in Sicilia. La mancata coordinazione delle forze delle varie città siciliane portò all'indebolimento del governo provvisorio (Messina e Catania osteggiarono la rivendicazione di Palermo a voler governare l'Isola), che ben presto cadde sotto i colpi della repressione borbonica[13]. Furono create sette serie di francobolli: da mezzo grana, da uno, da due, da cinque, da dieci, da venti e da cinquanta grana. 336-337)[63], di cui si riportano alcuni paragrafi significativi: «Quali i dati, secondo cui le due Sicilie sarebbero state, al 1860, superiori alle altre regioni d'Italia, in particolar modo al Piemonte ? I porti minori erano chiusi al traffico e le esportazioni ridotte al minimo. Ferdinando II nominò Filangieri duca di Taormina e governatore della Sicilia. Garibaldi dal canto suo rispondeva che sarebbe partito appena i siciliani avessero preso le armi. Sections of this page. Metternich, preoccupato delle conseguenze che il moto napoletano avrebbe potuto suscitare negli altri stati italiani, organizzò col favore di Ferdinando un intervento armato austriaco con lo scopo di sopprimere il governo costituzionale napoletano, nonostante i pareri discordi di altre potenze europee. 21° "Terra di primati", Cavallotti Editore, Milano 1975, Raffaele de Cesare, La fine di un Regno, vol. L'Officina Centrale della Posta nel Regno delle Due Sicilie era situata a palazzo Gravina (Napoli). La pace di Caltabellotta, nel 1302, sancì la fine della guerra e diede la suddetta separazione (secondo gli accordi, alla morte del re aragonese Federico d'Aragona, l'isola sarebbe dovuta tornare agli Angioini, cosa che in realtà non avvenne).[5]. Unico taglio di rilievo con il periodo napoleonico si ebbe nei rapporti con la chiesa, che tornò ad occupare un ruolo di primo piano nella vita civile del regno. Angelo Massafra, Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni, Lamberto Radogna, Storia della Marina Militare delle Due Sicilie, Mursia, Rivista Militare, L'Esercito delle Due Sicilie (1856-1859), Quaderno n. 5/87, Raffaele de Cesare, La fine di un Regno, vol. Nella rendita negoziavano banchieri come i Rothschild di Napoli (con la loro unica filiale italiana), Forquet, Meuricoffre e Sorvillo, Gunderschein ed altri. In politica estera Ferdinando cercò di mantenere il regno fuori dalle sfere di influenza delle potenze dell'epoca: "la sua parola d'ordine era «Indipendenza»"[19]. Tra queste nuove opere venne progettata anche la strada delle Calabrie che fu ultimata solo dopo il ritorno della dinastia borbonica sul trono di Napoli. Raffaele de Cesare, nella sua opera "La fine di un Regno", giudicò così le conseguenze dell'annessione: «…La vita delle province del continente napoletano, col suo male e col suo bene, rispondeva ad una condizione sociale e morale, storica ed economica, che poteva venirsi modificando via via, ma non era lecito mutare di punto in bianco. In particolare, il porto di Gallipoli si affermò come il più importante del Regno per quel che concerneva l'esportazione dell'olio, principale produzione agroalimentare della provincia di Terra d'Otranto[152]. 2 Tesi storiche a confronto, primati di Napoli e del Regno delle Due Sicilie. Nel saggio "Nord e Sud", Francesco Saverio Nitti rileva che, al momento dell'introduzione della lira, nel Regno delle Due Sicilie furono ritirate 443,3 milioni di monete di vario conio[54], di cui 424 milioni d'argento[55], pari al 65,7% di tutte le monete circolanti nella penisola. [84] La siderurgia e la metalmeccanica rappresentavano il ramo industriale più consistente, con stabilimenti dislocati tra la zona del Mercato e Pietrarsa[85]. Il giovane ed inesperto Francesco II, ricevendo a Napoli notizie contrastanti, non riuscì a contenere la fallimentare conduzione delle operazioni in Sicilia del generale Lanza, che non fece niente per avvalersi della sua netta superiorità in uomini e mezzi (disponeva in Sicilia di circa 24.000 uomini), provocando profondi malumori nelle stesse Truppe Reali. Il 16 luglio ci fu intanto l'insediamento a Palermo di un governo provvisorio dichiaratamente indipendentista, che chiese al governo rivoluzionario di Napoli il ripristino del Regno di Sicilia, seppur sempre a guida borbonica, e un proprio parlamento. Temendo il peggio, l'anno precedente Ferdinando aveva già trasferito a Palermo quattordici capolavori. [53], Moneta circolante negli stati italiani nel 1860 (in milione di lire-oro)[65]. La marina e l'esercito stavano agli antipodi: l'esercito era sproporzionato al paese per esuberanza, la marina per deficienza.”». i varii studii già fatti per le altre diramazioni necessarie per la intera rete delle ferrovie nei Dominii Continentali; che si spediscano alla Commissione delle ferrovie tutte le domande per concessione di altre ferrovie finora riunite in Ministero, per discuterle subito». L'esercito, e quell'esercito!, che era come il fulcro dello Stato, assorbiva presso che tutto; le città mancavano di scuole, le campagne di strade, le spiagge di approdi; e i traffici andavano ancora a schiena di giumenti, come per le plaghe dell'Oriente. Nel Regno delle Due Sicilie l'istruzione pubblica era strutturata su Scuole Primarie, Scuole Secondarie, Reali Collegi, Reali Licei e Regie Università degli Studi, sotto la supervisione del Ministero degli Affari Ecclesiastici e dell'Istruzione Pubblica. Le esportazioni verso la Francia avevano come destinazioni diversi porti transalpini e riguardavano perlopiù oli, grano, pollame, zafferano e canapa. Nello specifico, il commercio internazionale del Regno delle Due Sicilie avveniva quasi esclusivamente via mare e gli unici scambi via terra con altri stati erano rappresentati da quelli con lo Stato pontificio. A questo proposito, prima della pubblicazione delle missive di Gladstone, il primo ministro inglese Lord Aberdeen sollecitò più volte l'ambasciatore napoletano a Londra, il principe Ruffo di Castelcicala, a fare pressioni sul governo borbonico affinché adottasse una linea politica più liberale, paventando una futura diffusione delle lettere.

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